Recensione - Rita Pacilio su 'Madri vestite di sole' di Mariastella Eisenberg



Madri vestite di sole – interlinea edizioni 2013
di Mariastella Eisengerg
nota di Rita Pacilio


In ogni nostra memoria abbiamo emozioni riconducibili al pensiero materno: personali/sociali o transitati da altri luoghi storici, il nostro mondo intimo è pieno di madri. Tentare di distaccarcene sarebbe come sezionare i luoghi interiori. Nell’anamnesi genealogica l’appartenenza ci pone di fronte alla questione del percepirci ceppo familiare, ma in quanto essere umano la categoria ci fa ignorare qualunque adesione, qualunque accordo sanguigno. Mariastella Eisenberg, nel suo lavoro poetico, Madri vestite di sole, edito da interlinea edizioni, 2013, attraversa, a livello di coscienza poetica, le differenze e le contraddizioni del sentirsi e dell’essere madri nei confronti di una figliolanza portata nel mondo con forza, come una testimonianza. L’autrice sa tradurre, in un singhiozzo sommesso, il dolore antico della madre che cattura nel suo grembo, come casa/amore, la vita generandola e interpretandola nelle mille sfumature. Ne partecipa, con il lettore, tutti i legami che ha con la figlia/mondo/vita/prosecuzione, piacevolmente eccentrici e spontaneamente contestualizzati nella realtà. I dualismi vita/morte, madre/figlia, figlia/madre, giorno/notte, ieri/domani sono impalpabili e indulgenti rispetto alla fede/poesia che non si irrita, ma la frequenta, si espande, germoglia, sedimenta lungo i percorsi dei ricordi inattesi, nelle immagini che ascendono: madri illuminate dal desiderio dell’amore che sopravvive al dolore, al lutto, al sacrificio, alla perdita, alla consapevolezza di avere un cuore sveglio nell’addio. Il libro è una processione sommessa, un lungo meridiano, lirico, cosmico, potrebbe essere un’unica strofa, una sola stazione, un’unica immagine allungata, un’ampiezza che sbalordisce. Diventa, quindi, un’indivisa partitura che racchiude l’intera scena del tempo universale in cui è racchiusa la storia della Stabat Mater e, con Lei, di tutte le madri comuni, addolorate, su cui sono ripiegati i termini della navigazione avventurosa dell’umanità. I versi sono frammentati, edificati in un discorso privo di forma, senza vincoli: c’è il suono lento della parola povera, scarna, sola, filiforme che giunge alla profondità intima del moto del creato.
È salita
la Morte
sulla nave:
passeggera non gradita,
per di più
senza biglietto.
Scende
vecchia baldracca ubriacona
ad ogni porto.
Ha bisogno
ogni volta
di merce
da svendere
per pagarsi da bere con i marinai
in attesa d’imbarco.
Meglio
i giovani
che
le vecchie madri
rugose
e
macilente.
Valgono meno.

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Astianatte


Andromaca
Astianatte
pianse
non
lo stupro
del vincitore
le rincrebbe
non
l’onta
della schiavitù
l’avvilì:
impietrato
divenne
il cuore
per
le piccole ossa
calcinate
al sole
per
gli occhi
cibo
dei rapaci
per
il piccolo sesso
sconciato
dai rovi.
Silente
urlo
lacerava
le viscere
prive
del frutto
d'Ettore
Andromaca
varcava
ogni giorno
il confine.
Tra la notte
e
la luce
moriva
perle piccole mani
all'aria
artigliate.

****************

La bellezza dell’oltre
cancellata
dalla cattura
che la terra ha fatto di te
continuamente
affiora:
sei
soltanto
passata dall’altra parte
dall’altra parte della terra
tu
pensierosa e solare
colmi
il petto e gli occhi
di erbe e fiori
ora
sudario di terra.
Si è capovolto
il mondo,
tutto qui
e
sono rimasta
dalla parte sbagliata.

******************
Se
nominare
è
far essere ciò che si nomina
nominerò
te
in continuazione
finché
avrò fiato
e
così
il tuo nome
non si potrà perdere.

******************
Ragazza era l'estate
e luminosa
tu
avevi
già
profumo di novembre
e
così
d’improvviso
è invecchiata
l’estate.

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 Nota dell’autrice:
MARIASTELLA EISENBERG, napoletana, ha dedicato un tempo della sua vita alla scuola come docente e dirigente. Da sempre coltivava la passione per la scrittura, cui sta dedicando questo tempo della sua esistenza: ha pubblicato per Guida, Napoli il romanzo "Sara" nel 2005,; un secondo romanzo -dalla struttura un po' anomala- dal titolo "Chiedi alle mani "per Sovera, Roma nel 2009 ; la silloge poetica "Alfabetando" per L'Aperia, Caserta nel 2010; la silloge "Cantico nella parola svelata", per La Compagnia dei Trovatori, Napoli nel 2013.
Numerosi racconti e testi poetici sono usciti su riviste e in antologiche; collabora saltuariamente con testate giornalistiche.
Si occupa nel sociale di volontariato da anni: è membro del Direttivo dell'Associazione Spazio Donna contro la violenza e il femminicidio, del Direttivo del Clabarc (Comitato abbattimento barriere architettoniche), dell'Anf (Ass. Neurofibromatosi) ricerca sulle malattie genetiche rare; è, inoltre, stata componente per un triennio della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Caserta, e collabora con le Piazze del Sapere della città di Caserta.



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