Recensione - Rita Pacilio su 'Sulla strada per Leobschutz' di Daniele Santoro La Vita Felice 2012

Sulla strada per Leobschutz
Daniele Santoro La Vita Felice 2012
commento di Rita Pacilio

Nel mondo del poeta la parola memoria ha un significato precipuo che configura il valore morale di premura nei confronti di un passato storico rimasto indifeso.  Nel volume poetico Sulla strada per Leobschutz (La Vita Felice 2012) Daniele Santoro recita la scena del destino dell’attore e del narratore che, attraverso la voce del poeta, assume le identità ora della vittima e ora del carnefice. Lo strazio delle vicende dell’olocausto sono coniugate in una testimonianza reale ed esemplare che riportano alla luce la verità imperdonabile e crudele degli eventi storici di quegli anni accuratamente documentati dall’Autore. Santoro affonda la ricerca nel mistero della morte inflitta e del soffio vitale attraverso episodi strazianti lasciando al lettore la pausa della riflessione e il palpitante disprezzo di tanta ingiustificata sorte. L’Autore, quindi, restituisce la Realtà alla realtà senza mezze misure: l’opera poetica diventa il testimone della lettura della storia favorendo l’interpretazione oggettiva dei tempi. La sensibilità dell’osservazione poetica cade sui silenzi enormi dei destini senza natura degli ebrei abbandonati agli abissi fisici e mentali dei campi di sterminio. La poesia diventa il nucleo allegorico e metaforico della storia e si mette al servizio della conoscenza affinché la denuncia non permetta più al mondo di cadere a picco in quel mondo. L’uomo pensa, Dio ride recita così un proverbio ebraico e chissà se le metamorfosi della crudeltà umana hanno permesso davvero a Dio di ridere di tanto dolore annunciato e taciuto, con viltà e prepotenza, dagli stessi aguzzini. Santoro si affaccia sul grande teatro interiore dell’umanità con stile poetico ricco di figure retoriche di alta liricità. Lo stile linguistico ricorda i Maestri del secondo novecento assumendo un carattere artistico potente e di solidità tra la lucida coscienza e il desiderio di uscire da se stessa senza che avvenga la spaccatura tra la parola e la cosa.
Era poggiata ad un tronco d’albero e cantava sigilla la consegna di Daniele Santoro: l’esistenza umana nonostante il tempo e lo spazio, il fallimento e l’orrore, si distende oltre la stessa vita.

Recensione - Rita Pacilio su 'Mi sta a cuore la trasparenza dell'aria' di Rosa Salvia LVF 2012

Mi sta a cuore la trasparenza dell’aria
Rosa Salvia
La Vita Felice 2012
Commento di Rita Pacilio

Il poeta è capace di uscire da se stesso per poi tornarvi con la consapevolezza di chi ha afferrato un’altra essenza fuori dal proprio Io. La condizione di oggettività in cui si cala è una trasformazione che caratterizza l’universalità del verso. La scrittura diviene, così, rivelazione e produzione sociale in grado di porre l’Autore in una accordo oggettivo del contesto espresso. L’Arte e la vita si uniscono in unica forte tensione che condiziona la sfida del creare. Anne Sexton ci ricorda che la poesia dovrebbe servire a far agire la gente. I congegni poetici e i contenuti sociali del volume Mi sta a cuore la trasparenza dell’aria di Rosa Salvia per i tipi La Vita Felice 2012, confermano questa osservazione in cui è racchiuso il concetto del fare sociale giorno per giorno. Il mondo, infatti, nella poesia della Salvia non viene letto in base all’esegesi personale perché non vuole essere ricondotto esclusivamente al tornaconto di pochi. Rosa Salvia presenta le molteplici interpretazioni della realtà come quella possibilità socio-filosofico-poetica di condurre l’individuo al raggiungimento dello spirito critico, che saggiamente, si pone al di sopra delle decodificazioni del singolo. L’universalità del sentire è il riconoscimento che la sofferenza umana appartiene a tutti così come la gioia o l’amore. In questo senso l’oggettività del reale si contrappone alla molteplicità dei mondi interiori possibili consentendo alla penna di ascoltare la radice dei processi sensibili del divenire. Il lettore scopre la trasparenza empatica come il contraltare all’aridità dell’indifferenza senza doversi riconoscere in simbolismi rocamboleschi. Con naturalezza si nutre di scene che appartengono alla quotidianità e alla coscienza che il tempo indiscutibilmente è il curatore di ogni processo naturale. Si quietano, quindi, i sensi di fronte alla lettura del cosmo attraverso i suoi elementi vitali: terra, acqua, aria, fuoco e la quinta essentia, l’Etere. La poesia diventa lo strumento per non capovolgere, attraverso il fatto e l’atto del vivere, le libertà della fede e dell’elevata verità.