Recensione - Donato Di Poce su 'Non camminare scalzo' di Rita Pacilio - Edilet Edilazio Letteraria



Donato Di Poce – “Non camminare scalzo” di Rita Pacilio

L’Angelo della CreAttività Rita Pacilio - “Non camminare scalzo
La CreAttività non è il fine
Né il mezzo da utilizzare
Ma è la via da percorrere
Donato Di Poce
Ci sono libri che c’ interrogano e ci sono libri che danno risposte, ma in questo caso potremmo dire che ci sono libri esemplari a partire dalla copertina con una splendida foto di Lucia Pinto che, gioca tutto sul dualismo Donna/Ombra, Identità/Specchio, Buio/Luce; poi per la poetica delirante, riflessiva, erotica, etica e sovversiva del linguaggio dialogante e a tratti jazzistico dell’autrice che non a caso tra le sue poliedriche e CreAttive attività annovera anche quella di Cantante Jazz.
Stiamo parlando del libro di Rita Pacilio, “NON CAMMINARE SCALZO”, che ci accoglie subito come un racconto poetico della rimozione del dolore, un libro che si legge tutto d’un fiato tale è il coinvolgimento e il ritmo psicologico e poetico.
Alla fine della lettura ci si sente come arricchiti e purificati, da quella che risulta una confessione oracolare di un’Alma Mater che parla alla propria figlia sui dolori e la bellezza della vita prima di morire, una delle più struggenti letture dopo MEDEA di Pasolini.
Un libro scritto in prima persona, con il cuore che parla al cuore del mondo, da una donna e poetessa che ha il dono dell’ascolto (di altre donne vittime della violenza e dei soprusi) .
Dal punto di vista stilistico Rita Pacilio, sa alternare magicamente il racconto in prosa alla poesia che risulta ancora più coinvolgente e straniante della pura “prosa poetica” di Rimbaudiana e Baudelaireiana memoria, che pure molti autori scimmiottano senza padronanza stilistica e respiro poetico.
Le donne protagoniste di queste storie ci parlano attraverso l’autrice di amore male amato e di sesso segnato dal dolore (vedi l’esemplare testo poetico a pag. 27 e 28), ma la vera gemma di tutto il libro è a mio avviso la poesia dal titolo SMS a pag 62 e seguenti.
Durante il racconto monologante è evidente la partecipazione emotiva, l’intreccio e l’identificazione dell’autrice al dolore di tutte le donne, spose, amanti, figlie e madri che siano vittime dei soprusi, dell’arroganza, dell’ignoranza e della violenza non solo dell’uomo ma dell’intera società e giustamente nella nota critica di Giorgio Linguaglossa (uno dei più interessanti critici delle nuove generazioni) si parla di “danza erotica-apotropaica”.
A pag. 76 all’improvviso si staglia alta nel cielo la figura dell’Angelo, anzi di Angeli, senza contorni e senza materia che come scrive l’autrice “ …Sono colorati ma danno l’idea del bianco… Stanno zitti ma emettono innumerevoli suoni, dicono tante cose… etc…”.
E sull’onda di emozioni infantili , pure e incontaminate, dove regna la bellezza, la spontaneità e l’illuminazione, la poetessa ci trascina e si avvia sulla via della salvezza e della redenzione, della coscienza e dell’incanto della poesia e della creAttività come vera salvezza e via da percorrere, per la realizzazione del sé e della propria anima, come rapporto intimo e protettivo verso se stessi, l’amore e verso la vita.
Milano, 30.07.2012


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Recensione - Rita Pacilio su Stabat Mater di Antonella Presutti - Edilet Edilazio Letteraria 2012

Stabat Mater di Antonella Presutti
Edilet Edilazio Letteraria 2012

Commento di Rita Pacilio

La vita non smette mai di riservare esperienze che spesso fanno perdere la capacità di interpretarle e trasformarle in testimonianze da condividere con tutto il mondo. Non può passare sotto silenzio l’oggettività disperata e dolente della morte di un figlio, né possiamo credere che il dolore di questo dramma non appartenga a tutti da un punto di vista umano. Lo urla a gola strozzata Antonella Presutti nel suo lavoro letterario dal titolo Stabat Mater per i tipi della Edilet Edilazio Letteraria. Forte è il disagio che si rileva nei confronti della elaborazione del lutto che segnala il contenuto di una bellezza letteraria tesa alla ricerca plurilinguistica come gesto simbolico del rifiuto della morte violenta. L’inquieta analisi del percorso intellettuale proposto dalla Presutti porta il lettore ad una visione polisemica delle figure semantiche utilizzate mantenendo una tensione costante verso l’universo turbato e scomposto del dolore. L’operazione letteraria dell’Autrice si muove in prima persona entrando in diretto contatto con un avvenimento tragico, narrato in maniera empatica sopportando il fatalismo degli accadimenti in una costruzione logica frammentaria e a tratti incisiva e sconvolgente. Il dolore si mescola alla tensione della compassione (pathos) struggente che plasma il combattimento della parola analogica fino al rigore del proprio sentire la comunione impossibile dell’Altro. La parola diventa necessario strumento terapeutico aggiungendo e sopprimendo, in modo altalenante, le espressioni che rimandano all’inconscio ferito e al perdono mai reso a Dio. Per questo motivo il lavoro della Presutti sembra essere regolato da leggi che sanno il combattimento della parola con se stessa e con quel silenzio doloroso a cui tutti facciamo riferimento se toccati in prima persona dalla sofferenza. La Madre addolorata stava ci spinge a meditare sulle madri dei dolori  e sui dolori delle madri. Madri che generano figli come forma dilatata della propria autostima e della propria aspirazione, un vero e proprio prolungamento dell’ Io. Se si spezza, in modo violenta e prematura questa connessione, si sprigionano meccanismi psicologici di forte disorientamento (Catherine Bergeret- Amselek, psicoterapeuta) e di abbandono. Un figlio è spesso la nostra collocazione spazio/temporale nell’universo da noi abitato. La casa e il microcosmo raccontano la personalità, i conflitti, e la storia di chi la alberga. Si apprendono molte cose di noi e della nostra personalità dal modo in cui la rappresentiamo: la casa è la più perfetta rappresentazione del sé, così come afferma Oliver Marc (Psicanalisi della casa, Red). I concetti chiave, non solo freudiani,  della scelta di riconoscersi e di essere riconosciuti  in un luogo vivente (la casa), come  una identità investita da un forte rifiuto della vita, ci fa riflettere sulla nostra costruzione della memoria e sull’energia di cui spesso è portatrice il nostro abitacolo (Umberto Galimberti). L’antidoto alla morte è sempre l’amore, per se stessi e per le sfumature che, la contraddizione della vita, ci offre. Antonella Presutti parla di morte e di massacro, nelle sue forme mutevoli, che avviene in una casa, (metaforicamente può essere identificata come il ventre/utero di una madre), dove prende inizio la bellezza del creare e la distruzione consapevole della propria impotenza di fronte ad un atto suicida di un figlio, che non è mai atto vigliacco o superficiale, ma, semplicemente, è l’unica soluzione ad un conflitto imperfetto. 

 http://www.edilet.it/

Poesia - Come se mettesse le mani a falciare di Rita Pacilio (A Fabrizio Pittalis)




A Fabrizio Pittalis

Come se mettesse le mani a falciare
aprendo fenditure senza alcun pentimento
veloce di lepre sulla scapola erosa
resti figlio
destinato dalla nascita al morso dell’animale carnivoro.
Si fa di fuoco l’occhio quando arde
le lacrime punite dalla rabbia
un anatema predetto
che riconosco in modo verticale
scendere sull’unico pezzo di muscolo
ibernato
che ritorna a finire come la prima volta. 

Rita Pacilio da 'In ascolto delle rose'


Rassegna stampa - Rita Pacilio partecipa al Festival Letterario 'Donne con la penna' ad Ischia (Libreria La Gaia Scienza)

Partecipazione - Festival letterario 'Donne con la Penna' Castello Aragonese (Ischia) Presentazione 'Non camminare scalzo' di Rita Pacilio (Edilet Edilazio Letteraria)18 luglio 2012


DONNE CON LA PENNA
Piccola rassegna di scritture al Femminile


Il meraviglioso panorama del Castello Aragonese farà da scenario a Donne con la Penna, piccola rassegna  di scritture al femminile, patrocinata dal Comune di Ischia, con la collaborazione de La Gaia Scienza e Albergo Il Monastero Castello Aragonese Ischia.
Da martedì 17 Luglio alle ore 21, presso la libreria La Gaia Scienza, ai piedi del Castello Aragonese, ad aprire la rassegna letteraria sarà la poesia con il libro “Agave” (Lieto Colle editore) della poetessa Cinzia Marulli.
Mercoledì 18 Luglio alle ore 21, l’ospite sarà Il Monologo Teatrale, con “Non camminare scalzo” (Edilet editore) della scrittrice e performer Rita Pacilio.
Si prosegue giovedì 19 luglio, sempre alle ore 21, con il Fantasy “A volo d’angelo” (Felici Editore) della scrittrice Tjuna Notarbartolo.
Chiude la rassegna venerdì 20 luglio, alle ore 21, il romanzo erotico “Epistolario erotico tra due internauti sconosciuti” (Giovane Holden edizioni) della scrittrice Manuela Minelli con la partecipazione straordinaria dell’attore Franco Javarone.
A condurre gli incontri, la giornalista Anna Fermo.