Rassegna stampa - 'Di ala in ala' Pacilio - Moica (LietoColle 2011)

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Benevento, 26-02-2011 20:03
Interazione via etere per "Di ala in ala" di Rita Pacilio e Claudio Moica,
dialogo con l'assenza per Salvatore Contessini
L'evento culturale si è svolto presso la libreria Luidig

di Elide Apice


Interazione via etere per “Di ala in ala“ di Rita Pacilio e Claudio Moica
da poco edito per i tipi dei Lietocolle editore di Michelangelo Camilliti
e presentato stasera alla libreria Luidig, dialogo con l’assenza
per Salvatore Contessini che vuol dire non incomunicabilità
ma parlare di sé stessi comunicando sensazioni al mondo.
E ancora per Contessini può ravvisarsi nell’opera una strutturazione

disciplinata con scelte metriche “in cui il due diviene pietra angolare
su cui poggiano i suoi multipli fino ad assumere il ruolo di ossatura
portante e tale natura geometrica viene confermata dove è possibile
rilevare i primi elementi della serie numerica di Fibonacci: 1 i singoli autori;
2 la loro somma; 3 la sintesi di Diana Battagia; 5 il numero delle sezioni;
8 il numero dei versi che come esergo chiudono la raccolta.
“Di Ala in Ala” è rappresentazione semantica di un soliloquio

con l’assenza, consapevolezza della “condizione divina” che si
manifesta nel “trasfert con l’angelo”.
“E' questo che fa il poeta “ - riferisce Rita Pacilio nel leggere

alcune frasi stralciate da una nota scritta con Claudio Moica
“rifugio artistico, un luogo rivestito di oro, le nostre ali ispirate
e spiegate… erano anni che aspettavamo questi momenti.
Ci siamo cercati, trovati e ritrovati. E anche persi a volte.
Pazientemente perdonati”.
Dante Maffia, nella prefazione parla di esperienza di scrittura

a quattro mani ”conversando“ in versi, rimandandosi impressioni,
pensieri, emozioni, moltiplicando le assonanze, rincorrendo un
identico filo rosso di argomenti e di sentimenti.
Ai versi dell’uno rispondono i versi dell’altro con lo stesso

tono pur conservando entrambi il proprio stile ed l proprio essere.
E alternanza di voci anche nella lettura di stasera affidate alla

stessa Rita Pacilio e a Peppe Fonzo che ne hanno dato una
struggente e suggestiva  interpretazione.
  
comunicato n.27364


Recensione - Salvatore Contessini su 'Di ala in ala' Pacilio - Moica (LietoColle 2011)


S. Contessini su Pacilio/Moica

25 febbraio 2011

DI ALA IN ALA

(Dialoghi Con L’ Assenza)


Un nuovo titolo LietoColle con caratteristica insolita ma che tuttavia ha già dei precedenti. La peculiarità risiede nella dualità delle voci che ne determinano l’impianto. Benché autonome ed individuali, tali voci vengono a definire un incontro tra emisferi poetici complementari. Siamo di fronte ad una comunicazione poetica su contenuti condivisi, ma vissuti separatamente e con prerogative diverse. Tale diversità risiede nell’appartenenza dei due autori  alle differenti categorie di  maschile e femminile.
La comunicazione poetica mostra un’intesa su temi comuni, e propone anche una strutturazione disciplinata con scelte metriche in cui, giocoforza, il due diviene pietra angolare su cui poggiano suoi multipli fino ad assumere il ruolo di ossatura portante. La natura geometrica della composizione viene confermata laddove è possibile rilevare i primi elementi della serie numerica di Fibonacci: 1.1 (i singoli autori), 2 (la loro somma), 3 (l’accoglienza editoriale di Diana ovvero la sintesi), 5 (il numero delle sezioni), 8 (il numero dei versi che come esergo chiudono la raccolta). È da tale natura che viene dispiegandosi una composizione di testi che mostra l’intimo della sua anima frattale: progressione esponenziale della spirale esterna. Tornando alla scelta  metrica dei componimenti, le quartine ripetute in gruppi di nove (numero dispari che conferma e ribadisce l’attenzione alla dualità), unita al numero pari dei componimenti che costituiscono le singole sezioni (obbligato), confermano la composizione della silloge per multipli. Solo nelle ultime due sezioni avviene un variazione di registro, con il cambio dell’utilizzo del modulo strutturale, che abbandona la ricorrente ripetizione in nove blocchi, per trasformarsi in sottolineatura di una comunicazione non più diaristico-personale, bensì reciprocamente dedicata.
L’attenzione rivolta anche alla scelta della forma espressiva diviene valore aggiunto per l’intera silloge.
Per quanto al contenuto, non ci si fermi alla superficie delle quartine. La raccolta ha un ordito invisibile all’occhio ma percepibile alla mente. Una traccia continua che sostiene il colloquio e ne fa simbolo uroborico.
In primo luogo il dialogo appartiene all’estensore dello scritto. Un proferito interiore che si rivolge all’assenza. L’assenza, per assurdo, è il soggetto proprio della conversazione che viene a configurarsi con  caratteri di quotidianità dialogante tra io e sé; surrogato della assenza della comunicazione verbale con il resto del mondo: con l’altro.
In secondo luogo, questo dialogo si plasma sull’immagine del partner, manifestandosi quale controcanto o meglio, come   complemento che integra e compendia l’imperfetta unità dell’essere. È uno specchiarsi in un soggetto-specchio che assume le sembianze complementari del principio che nei versi si incarna. Quando chi si specchia interpreta il principio femminile l’immagine specchiata è maschile e viceversa
Si leggono, nei versi, gli intarsi tra la dimensione speculativa dell’assenza (tutta cerebrale) e quella emozionale (sensitiva) della stessa; il rapporto tra principio femminile generativo (che si dona) e principio conservativo maschile (che si nega). Sono queste le condizioni che determinano la cifra ancestrale di riferimento in cui la narrazione versificata dell’assenza assume la funzione di punto nodale attorno al quale il movimento centripeto dei versi si raccoglie.
"Di Ala in Ala” diviene, dunque, rappresentazione semantica di un soliloquio con l’assenza; consapevolezza della condizione divina che ognuno di noi percepisce, ma che mai riesce a raggiungere ed abitare nella sua esclusività. Questa consapevolezza si manifesta nel transfert con l’angelo. Simbolo condiviso che permea l’intera raccolta, tentativo di tramite per trascendere la piatta necessità del reale ed incontrare nella fantasia del sogno la perduta essenza del divino che ci alberga. Le ali dell’angelo, evocate anche nel titolo, divengono figure di luce che indossano sembianze di voci: separate e isolate, ma illuminanti.
 Viene dunque a smentirsi l’impressione  che c’è incontro o comunicazione diretta tra queste voci, emerge invece un’elezione di affinità emozionale, sostanziata in una forma espressiva condivisa ed affinata.
Si rinviene un assemblaggio di cronache d’amore. Una raccolta di pagine di diario tenute in uno scrigno in cui si custodiscono fantasie, sentimenti, interrogativi d’anni che hanno attraversato ed attraversano la vita assegnata: da una adolescenza che nutre l’inquietudine ad una maturità varcata che si rafforza con la riconferma delle scelte compiute.
Tra le nostre mani scorrono pagine  con accenti alternati, di tempi, di soggetti, di emozioni, di domande irrisolte, di maschile e di femminile che sovrappongono e scambiano i ruoli. Queste sono pagine scandite da versi ci fanno dono di una poetica che, proposta in forma di poemetto, consente di  candere l’oscuro che ci assedia e di assumere la disposizione che concede il volo.

Febbraio 2011
s.contessini

Partecipazione - Presentazione Iglesias 'Di ala in ala' Pacilio - Moica (LietoColle 2011)



R
Sono il tuo sud-ovest adesso
un albergo dove dormire con te
tu trasfigurami il pentimento
bocche peccheranno ogni parola.

C
Sarò terra accogliente e rotonda
affonda le tue mani nel mio fango
rimesta le profondità custodite
mentre apri le porte socchiuse.   

('Di ala in ala'  Pacilio - Moica - LietoColle 2011
Presentazione Casa Casu - Iglesias 20 febbraio 2011)

Traduzioni - 'Di ala in ala’ Rita Pacilio - Claudio Moica LietoColle - ‘Din aripâ în aripâ’ - Traduzione di Leliana Ionescu

Pacilio/Moica tradotti in rumeno



Di ala in ala’
Rita Pacilio – Claudio Moica
- LietoColle

Din aripâ în aripâ’
Traduzione di Leliana Ionescu






Rita

E sparisco gli occhi velocemente
come per ricominciare il resto
bacio la bocca con la rosa rossa
due gocce di sangue raffreddato.

Non la voglio sentire un’altra voce
amore di capelli arruffati
s’inghirlandano di sonno i baci
le mie labbra avanzano di spalla.

Non inventarmi valli colorate
non fallire la magia del fango
Vedi la costola riemergere?
Un’ala o una mano.



Claudio

Ho sgualcito questo mondo di cartone
tenuto nelle mani stanche
unico simbolo di passaggio
per piccole virtù umane.

L’oscurità va piangendo
attraverso i canti del mattino
e scosto la mano intessuta di eco
per non far morire il richiamo.

Voglio bere dell’oscuro
e chiudere gli occhi tra le ali
attraversare spazio e sogno
condannato a questo Amore mortale.





Rita

Şi dispar ochi rapid
ca pentru reîncepere restul
sârut gura cu trandafirul rosu
douâ picâturi de sînge râcit.

Nu vreau sâ aud o altâ voce
dragoste de pâr încîlcit
ghirlandâ de somn sâruturile
buzele mele prind aripi.
Nu-mi inventa vâ i colorate
nu distruge magia noroilui
vezi coasta reînâltindu-se?
O aripâ sau o mînâ.



Claudio

Am mototolit aceastâ lume de carton
ţinutâ de mîini obosite
symbol unic de trecere
prin mici virtuţi omeneşti.

Întu nericul merge plîngînd
de-a curmezisul cîntecelor dimineţii
şi-ndepârtez mîna împletitâ de ecou
ca/sa nu moarâ atracţia.

Vreau sâ beau întuneric
şi sâ închid ochi între aripi
traversnd spaţiu si vis
condamnat la a ceastâ dragoste mortalâ.


Recensione - Gerlando Gatto sull'Album 'INFEDELE'




Rita Pacilio – “Ifedele”
Rita Pacilio – “Infedele” – Splasc(H) CDH 1552.2
Qualcuno di voi si chiederà, forse, come mai lo spazio dedicato alle recensioni discografiche si apre non rispettando il solito ordine alfabetico: la spiegazione è molto semplice. Questo è stato il primo disco giunto in redazione nel 2011 e trattandosi di un album di sicuro interesse ho deciso di segnalarvelo per primo. Dico interessante, dicevo, in quanto la vocalist Rita Pacilio ha scelto una strada tutt’altro che facile, vale a dire fondere poesia e jazz. In effetti mentre come interprete jazz è ai primi passi – almeno dal punto di vista discografico – come poetessa ha invece già dato alle stampe parecchi volumi a partire dal 2003. Non a caso tutti i testi di “Infedele” sono tratti dalle raccolte poetiche “Alle lumache di aprile” (Lietocolle 2010) e “Tra sbarre di tulipani” (Lietocolle 2008). Per dar corpo ad un progetto tanto impegnativo, la Pacilio si è circondata di musicisti a lei cari come il e tastierista Antonello Rapuano, il chitarrista Giovanni Francesca, il batterista Carlo Lomanto, il trombettista Luca Aquino che suona solo nel brano da lui stesso composto (“Sopra le nuvole”) e soprattutto il ben noto sassofonista veneziano Claudio Fasoli che viene definito dalla stessa Pacilio “mio grande maestro e special guest del mio disco”. In effetti Fasoli ha dato un grosso contributo all’ottima riuscita dell’album dal punto di vista sia strumentale (splendidi alcuni suoi interventi) sia compositivo dato che ben sei pezzi sono opera sua. Ma, Fasoli a parte, è tutto l’impianto che funziona bene: i testi della Pacilio sono tutt’altro che banali, arguti musicali e vestirli di note è stata un’impresa sicuramente entusiasmante. Insomma è la prova provata di come se si hanno le carte in regola qualsiasi terreno può essere attraversato con successo, rendendo possibili imprese sulla carta improbabili come quella di coniugare emozioni, pensieri, immagini, armonia, melodia e “parola poetica” come la stessa Pacilio definisce i suoi testi. Come si diceva in apertura, un album fresco, nuovo, davvero interessante, da ascoltare con partecipe attenzione.
http://www.online-jazz.net/wp/2011/01/30/i-nostri-cd-34/#pacilio

Gerlando Gatto