Recensione - Rita Pacilio su 'Ombre di vita' di Bruno Brunini - La Vita Felice 2012



L’esperienza poetica di Bruno Brunini riduce in modo energico gli spazi narrativi e la metafora mimetica di cui è ricca molta scrittura post moderna. Ombra di vita è un’opera caratterizzata dalla sovrapposizione dello spazio-tempo in cui le cose passate e quelle presenti sconfinano in una testimonianza ben distinta della realtà quotidiana che è pur sempre in bilico tra la vita e la morte Il tempo che non coincide/con ciò che si pensa/ritornava cancellato. Il percorso tra le sezioni del libro è lineare ed è segnato dal vissuto personale dell’autore fino ad arrivare a cambi di prospettiva in cui la visione soggettiva diventa situazione cosmica Essere aria, un soffio/nel tempo del ritmo cosmico … le ore possono diventare anni. L’attraversamento delle tenebre della morte ci introducono in una lunga notte in cui Brunini accompagna ogni lettore per meglio entrare in dialogo con il tempo e le sue voci passate. La frequentazione dei confini vitali ci mette di fronte alle immagini di luogo e persona attraverso impulsi inconsci che ci affidano alla quiete del mare o alla riva Torneremo ad essere mare. La materialità dell’uomo si consuma nel corpo e nella forma mentale che, nonostante l’avvicinarsi della sua fine, combatte per mantenere saldo il racconto, la dimora, l’identificazione, l’unicità. L’autore, mentre piange lacrime asciutte, sorveglia il lettore e lo rassicura sull’approdo del resto materico, che non va disperso, ma reso al mondo, all’essenza vitale dell’acqua che nutre e si nutre di vita Ti vedo partire/nel fondo del mare/dove non finirai mai di sparire. Questa stessa energia viene collocata in quel mare che ci rende visibili, che ci risorge al mondo, che ci fa emergere da una elegia drammatica e pessimistica, che lenisce e rinnova la cava di sale che portiamo dentro. La metamorfosi del corpo malato entra in contrasto con l’impulso dell’atto della parola poetica che è pienamente sana, viva. La poesia è l’antitodo sostanziale che ci spinge ad aprire un altro spazio-tempo in cui immortalare il ricordo, la memoria dell’altro (da noi e in noi) che viene a mancare, che scompare a se stesso I fogli delle tue poesie … conservano la traccia di te.  L’elaborazione del lutto è affidata alla capacità dell’intelligenza colta che non si dispera, ma che impara a spostare l’occhio su un piano d’osservazione diverso. Il dolore nutrito dalle emozioni primarie entra in contatto immediato con l’agire delle stesse emozioni traducendo la crudeltà della sorte in una ‘poesia del destino’.  

 http://www.lavitafelice.it/news-recensioni-r-pacilio-su-brunini-787.html

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