L’esperienza poetica di
Bruno Brunini riduce in modo energico gli spazi narrativi e la metafora
mimetica di cui è ricca molta scrittura post moderna. Ombra di vita è un’opera caratterizzata dalla sovrapposizione dello
spazio-tempo in cui le cose passate e quelle presenti sconfinano in una
testimonianza ben distinta della realtà quotidiana che è pur sempre in bilico
tra la vita e la morte Il tempo che non
coincide/con ciò che si pensa/ritornava cancellato. Il percorso tra le
sezioni del libro è lineare ed è segnato dal vissuto personale dell’autore fino
ad arrivare a cambi di prospettiva in cui la visione soggettiva diventa
situazione cosmica Essere aria, un
soffio/nel tempo del ritmo cosmico … le ore possono diventare anni. L’attraversamento
delle tenebre della morte ci introducono in una lunga notte in cui Brunini
accompagna ogni lettore per meglio entrare in dialogo con il tempo e le sue
voci passate. La frequentazione dei confini vitali ci mette di fronte alle
immagini di luogo e persona
attraverso impulsi inconsci che ci affidano alla quiete del mare o alla riva Torneremo ad essere mare. La materialità
dell’uomo si consuma nel corpo e nella forma mentale che, nonostante l’avvicinarsi
della sua fine, combatte per mantenere saldo il racconto, la dimora,
l’identificazione, l’unicità. L’autore, mentre piange lacrime asciutte,
sorveglia il lettore e lo rassicura sull’approdo del resto materico, che non va
disperso, ma reso al mondo, all’essenza vitale dell’acqua che nutre e si nutre
di vita Ti vedo partire/nel fondo del
mare/dove non finirai mai di sparire. Questa stessa energia viene collocata
in quel mare che ci rende visibili, che ci risorge al mondo, che ci fa emergere
da una elegia drammatica e pessimistica, che lenisce e rinnova la cava di sale
che portiamo dentro. La metamorfosi del corpo malato entra in contrasto con
l’impulso dell’atto della parola poetica che è pienamente sana, viva. La poesia
è l’antitodo sostanziale che ci spinge ad aprire un altro spazio-tempo in cui
immortalare il ricordo, la memoria dell’altro (da noi e in noi) che viene a
mancare, che scompare a se stesso I fogli
delle tue poesie … conservano la traccia di te. L’elaborazione del lutto è affidata alla capacità
dell’intelligenza colta che non si dispera, ma che impara a spostare l’occhio
su un piano d’osservazione diverso. Il dolore nutrito dalle emozioni primarie
entra in contatto immediato con l’agire delle
stesse emozioni traducendo la crudeltà della sorte in una ‘poesia del
destino’.
http://www.lavitafelice.it/news-recensioni-r-pacilio-su-brunini-787.html
http://www.lavitafelice.it/news-recensioni-r-pacilio-su-brunini-787.html
Nessun commento:
Posta un commento