Recensione - Rita Pacilio su 'Pertiche' - La Vita Felice 2012 - di Alberto Cellotto



Pertiche - La Vita felice 2012
di Alberto Cellotto
commento di Rita Pacilio

Ogni corpo poetico deve contenere una unità di senso capace di rappresentare, nel suo linguaggio, un percorso di vicende segnato da tragitti compiuti. Nel volume di poesie, Pertiche, Alberto Cellotto mostra al lettore la padronanza consapevole dell’utilizzo di linguaggi comunicativi ed espressivi che rendono, il suo lavoro, una vera e propria ufficiatura di seria, drammatica e, allo stesso tempo, di gioiosa lettura del mondo. Lo sguardo dell’autore è spesso rivolto ad un passato storico che ritorna tra le modernità delle cose come coscienza di una realtà trasparente che vive tra il e l’oggetto. La parola poetica diventa traccia visibile depurata dal conflitto che ancora genera inquietudine nell’animo umano e nei territori di appartenenza. Chi legge si ritrova in una verticalità caratterizzata dall’assenza, che non è mancanza, di spazio e tempo: una temporalità che, comunque, posiziona la propria costante tra il passato e il presente. Il racconto cronologico, quindi, è scardinato e mescola metafore, attese, luoghi, personaggi in una sequenza quasi crittografica. Pertiche non è un’opera dedicata ai lettori sprovveduti: nessuna iniziativa contenutistica o simbolica, contenuta in questo lavoro, è un’avventura espressiva. Cellotto rifiuta il casuale per dedicare ogni suo impegno alla congiunzione tra la quotidianità del reale, seppur persecutoria, e l’annuncio di un mondo esterno sorvegliato dalla confidenza con l’antico intimo, familiare. La lotta ancestrale contro l’anonimato degli individui che hanno determinato il quid e sfidato la propria storia sociale spinge Cellotto a coagulare la tensione di ogni vita punteggiando scene ed episodi così da nutrirci di cose viste, ascoltate e narrate (Joyce, Wolf). La pertica, come unità di misura o come il bastone che bacchia le noci, è l’arma poetica con cui è possibile manipolare il punto di vista (James, Contrad) del modernismo rimescolando il già detto delle forme chiuse appartenenti alla scrittura postmoderna. La prospettiva diventa la continua ricerca dell’identità di ciascun individuo che per comunicare e abbreviare le distanze  sociali ha l’urgenza di trasmettere la conoscenza della vita, celebrata e accolta.  

 http://www.lavitafelice.it/news-recensioni-r-pacilio-per-cellotto-726.html

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