Eros, il dio lontano - Visioni sull’amore in occidente
di Lidia Sella – La Vita Felice 2012
Commento di Rita Pacilio
La visione dell’amore in occidente nasce
sicuramente in Grecia, in cui più di centinaia di testi, quasi tutti in
decapentasillabo (il verso greco per eccellenza di quindici sillabe)
costruiscono una mappa geografica degna di bellezza e di arte. La lingua
degli dei, da oltre tre millenni, ci arriva ancora con organica
consistenza attraverso poeti che parlano di poeti con la forza del cuore
e della carnalità (Ghiannis Ritsos, Ghiorgos Seferis, Odisseas Elitis).
Lidia Sella nel suo lavoro in versi Eros, il dio lontano – Visioni sull’amore in occidente attraversa
il pensare degli antichi per ricondurlo ad una circolarità moderna, in
cui la metamorfosi e la similitudine della passionalità greca si
riappropria del segreto aureo primitivo. Sembra che il passato sacro si
tramuti in una continua fabbricazione di nuovi meridiani laici come
modelli metrici secolari. La parola poetica, infatti, viaggia nel
profondo cosmo che Sella definisce innamorato (Una virgola
nel buio, la Via Lattea/ attorno, cento miliardi di galassie/ già
svelate./ E nelle pieghe desolate del cosmo /astri solitari/danzano in
eterno/ senza mai incontrarsi./ Ma tutti gli inquilini del tempo…/
affiorano alla vita/il loro destino d’amore/ ricamano) svelando al
lettore le intemperie emozionali che il dio Eros, quasi con ironia
elegante, produce in chi lo incontra. È un discorso di continua
seduzione e vittoriosa riscossa tra i terrestri e l’Olimpo, tra materia,
che diventa una puntata di insuccessi e spiritualità, vissuta
come una maestria di ricchi doni elargiti. L’autrice si interroga sulla
temporalità del discorso amoroso se ora atterrasse/ sul nostro pianeta verde acqua/ Eros resterebbe sconcertato… procedendo
in una serie di riflessioni sociologiche, che aprono un fossato tra il
significato dell’amore sociale e l’esperienza egoistica dell’uomo. La
strategia della comunicazione sprona il poeta a individuare l’esatta
congiunzione tra l’effimera esistenza del bello e l’elevata euforia/ dell’innamoramento
affinché l’umanità possa risollevarsi dal torpore della mediocrità; ma
non solo. L’autrice guarda all’amore costituito e reso offeso e/o
deturpato dalle regole sociali, che lo sviscerano di forza sentimentale
per renderlo mera mercanzia. Le donne sono geografie problematiche su
cui gli aggettivi eleganti e raffinati vivono in bilico. La donna
diventa terra di piaceri, di predatori, di viaggi, di anticipazioni
libertine, di battaglie sacrosante e di nostalgie enigmatiche Crociera avvincente – ma pericolosa – nel cuore dell’enigma: solo riconoscendo le proprie fragilità emotive (noi donne periremo insieme a loro?) e considerando l’Amore come un intervento urgente ogni
essere umano può sperare nella salvezza universale. La comunicazione,
nell’età contemporanea, rischia di mutarsi in incomprensione sociale Alla
porta accanto/ due spasimanti del terzo millennio/ sintonizzati su
frequenze diverse/ traducono sentimenti complessi /in una lingua
straniera a entrambi: quindi Sella sottolinea che si eleva un
silenzio angoscioso tra gli esseri umani, in seguito alla mancanza di
ascolto empatico dell’altro da noi. L’esortazione a riequilibrare la
coscienza sociale sensibile viene espressa, con responsabilità
autentica, in una forma di gestazione saggistica che passa attraverso il
tempo di un istante eterno.
http://www.lavitafelice.it/news-recensioni-r-pacilio-per-sella-748.html
Nessun commento:
Posta un commento