Poesia - CONFINI (MARCO BELLINI)


           Davvero non si pensava che anche un fosso,
           lì, appena discosto dallo sterrato,
           potesse essere un nido, quasi un letto;
           che fossero uno stelo d’erba e una ciglia
           legate alle stesse ore. La paura
           una coperta per l’età di questi uomini
           che si contano le unghie scure nella terra
           e sul vicino il sudore animale. Oggi è così
           i rumori sparati, i rumori lanciati si diradano,
           tornano nel fosso i movimenti, le articolazioni allungate.
           Tra loro non si guardano, non fanno domande
           nessuno si riconosce, nessuno
           racconterà quelle ore. E il giorno dopo:
un tronco cavo, una corda,
agivano sulle cose attorno per tenersi saldi.
Misuravano il rischio da prendere, la forza
della corrente. Di là un argine fiorito
la cadenza di un nome diverso, di una bandiera,
i suoi colori mai incontrati. Cercavano
un’altra opportunità; da lì sarebbero passati.
Lo studio del terreno, le curve,
la spinta della bracciata; per avere un riscontro
non bastavano, come credevano. 

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Van-gogh (Seminatore)

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