Recensione - R. Pacilio su Molinari



New Yorker’s Breaths
di Maurizio Alberto Molinari
commento di Rita Pacilio

New Yorker’s Breaths è la prima opera di Maurizio Alberto Molinari pubblicata in casa LietoColle ed è un progetto che si discosta dall’omogeneità che riscontriamo usualmente nel catalogo editoriale. L’originalità dello schema presentato, immagine-verso, genera un testo di ‘ricordanza’ artistica molteplice che produce in chi legge l’impressione che si sta realizzando un viaggio ‘originale’ in un luogo libero, senza schema metrico né smisuratamente trasgressivo.
Il lettore sperimenta le immagini del mondo nella sua stessa esistenza, quasi a verificarne la simbologia psicosociale scandita sul suo vissuto personale. Si avverte una grande energia comunicativa: le parole sembrano uscire dal verso per entrare nei segni rielaborati come per dare loro una coscienza vera o una vitalità e/o viceversa. Sembra che il tratto dell’Autore tracci linee in continua metamorfosi: delle immagini in bianco e nero nulla è inquietante, spento o buio!
Le manifestazioni delle ‘cose’ vengono esaltate anche nel loro silenzio: il Poeta le sublima ammirandone la sospensione tra il loro essere e la rivelazione. Il viaggio é all’esterno e all’interno di noi: è collettivo e individuale, è reale e immaginario, è un viaggio sull’oggetto nel soggetto; un percorso di segni che Molinari rappresenta nelle forme essenziali dei versi lasciando al lettore la scoperta del non-dicibile del tempo, trascendente ed immanente, che entra nella sostanza delle cose stesse.
L’interscambio con i lettori dei propri ricordi personali, vissuti attraverso una rete di passaggi poetici e fotografici, fanno di questo lavoro del Molinari, una sorta di autobiografia spirituale dalla forte valenza psicosociale che ripercorre atmosfere di città, condizioni di vita, intuizioni esistenziali, pagine di storia, dimensioni sociologiche, espansioni del senso allargato della vita.
I movimenti vorticosi tipici delle metropoli sono filtrati dal documentato respiro del Molinari, che lo utilizza come clima temporale e di identificazione per meglio entrare in comunione con il lettore e con l’incompiutezza della società moderna.

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