Recensione - Pacilio su F. Vitale - Muffatti



Muffatti (La Camera Verde Roma 2011)
di Francesca Vitale
commento di Rita Pacilio

Momenti lirici tesi a valorizzare gli elementi di un paesaggio intimistico/universale in un processo di trasfigurazione della realtà esterna: ‘Muffatti’ di Francesca Vitale sono emblematicità simboliche di un tempo sull’esperienza della creazione poetica contrassegnata da elaborazioni di visioni/immagini in cui l’Autore occulta, nel testo, le voci dei frammenti di organico e anorganico, che dal mare, restano sul bagno-asciuga in una forma futura di adesione poetica.
L’itinerario nel tempo è fatto di intuizioni e svelamenti di idee che vengono da tracce interpretative di corposi impasti di luce. ‘Muffatti’ rivela la superficie di uno spazio/dipinto con parole e immagini, di uno splendore cristallino, insabbiato dalla corposità del sale del mare: una pienezza che ascolta gli accenti e parla di segni fissati nelle storie raccontate. La pienezza dei suoni non cessa mai di venire meno e la Vitale procede lungo le storie del detto  e del non detto, tanto che, le impronte della riflessione, nel profondo dei sensi, apre un cuore/spazio per realizzare gli ideali emozionali in cui fortemente crede.
L’opera nella sua interezza è una barricata di ‘tempo’ in cui i versi sono una protesta/dichiarazione di amore, ma anche un insegnamento di rabbia nostalgica che fa discutere sui sentimenti della vita nella sua totalità. Gli slanci lirici hanno una trama: fotogrammi raccontati ci portano in storie visive lungo cortometraggi in una variazione postmoderna inquieta e impaziente. L’Autore fonde la sua arte visiva a quella lirica continuando a guardare il mondo come un poeta in una forma estremamente elegante e irripetibile, con un processo di ricomposizione paradossale del silenzio, che solo la poesia stessa può spezzare.

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