Dei settantaquattro modi di chiamarti (Raffaelli
Editore2012), premio clan Destino 2011, di Anna Ruotolo, sconfina
l’itinerario del luogo geografico e della intenzionalità temporale. In
questo lavoro elegante con una forte identità letteraria, le
architetture poetiche, materializzate attraverso taglienti precisioni
liriche, si alternano a combinazioni che avanzano in prosa ritmica,
ricca di senso e di potenti riflessioni. Questo equivale a dichiarare il
bisogno di intendere la poesia come un discorso sovra-personale, come
l’ingrediente che accresce il gusto della parola che ha il compito
incessante di sostenere il ruolo importante della bellezza, della
vertigine, dell’amore e della speranza, del linguaggio poetico, quindi,
come catalizzatore necessario della comunicazione. Ruotolo attraversa il
tempo segreto dell’esperienza vissuta in simbiosi con la realtà intima e
familiare che lei denomina attraverso settantaquattro modi; unico
modello imitativo di riferimento: la grand-mère. Attraverso parametri
esteriori utilizzando immagini e colori che confessano il ricordo,
l’empatia, la compagnia, il dialogo, l’intesa, la rassegnazione e
l’accompagnamento verso i luoghi essenziali e definitivi del mistero,
Ruotolo si trasforma ella stessa in uno spirito che vaga tra la montagna
e la neve, tra se stessa e la parola minima che la denomina e la ospita
così come designa il colore primario della realtà pura, la neve, il
bianco latte, il bianco del foglio, il bagnato della pioggia, in cui la
morte racchiude e contraddistingue il silenzio che per sempre condurrà
le anime che vanno. La sequenza numerica utilizzata può rimandare il
lettore a tappe estetico/contemplative dell’atteggiamento alchemico
arricchendole di dialogo e confronto con ulteriori tradizioni letterarie
in cui il pensiero filosofico passa dal surrealismo/simbolismo
all’epigrammismo/infrarealismo. L’autrice favorisce l’esplorazione
sorprendente della coscienza generazionale, con gratitudine,
documentandola attraverso una nuova forma di fare preghiera,
confessione, utilizzando liricità e movenze fluide penetranti,
essenziali e suggestive. Ruotolo bisbiglia una straordinaria
acquisizione di ruoli passando attraverso rivisitazioni della natura e
della spiritualità con rigore poetico e voce empatica restituendoci
atmosfere per le ultime sonate per pianoforte di Beethoven o Wagner. Si
traduce la significazione della storia grazie a nessi logici,
punteggiature, spaziature del foglio, giochi di parole, capoversi
permessi dallo studio, vasto e cruciale, del linguaggio moderno
sperimentato in modo teatrale dall’autrice che registra e celebra il
mondo delle cose e l’abitare multiforme del destino.
(disordine)
L’ordine dei giorni.
Il disordine dell’inciampo, della parola che pronunci dopo dieci giorni
di silenzio e fiato rosso.
Il disordine dell’ora legale e lunghissima sera,
il disordine della tromba sul tetto,
il disordine del matto.
Il disordine della tua storia lanciata così,
il disordine del tuo corpo di bolla e del tuo cuore forte
che se fosse più forte lo direi felice.
Il disordine delle mani battute nella notte,
il disordine dei fuochi d’artificio,
il disordine dello scampato all’onda disastrosa,
il disordine del regalo nel giorno anonimo,
il disordine del gesto gratuito.
L’ordine delle stagioni.
Il disordine del caldo d’inverno,
il disordine del camino acceso a marzo.
Il disordine di tutto il cibo comprato, il disordine del libro lasciato in fretta.
Il disordine del tuo racconto nelle mani di qualcuno.
Il disordine del vento nel sereno.
Il disordine del venditore di frutta sotto la tua finestra.
Il disordine mondiale del primo dell’anno che
[dormi e ti predi quasi, se non fosse che
arriviamo in fila, rotta la lentezza della tua stanza,
[messi i nostri piedi
e le ginocchia sul tuo letto, obbligata a bere una cosa
[frizzante, obbligata all’ultima fotografia di certezza.
L’ordine delle cose.
Il disordine e il tumulto del tuo sorriso.
(da “Dei settantaquattro modi di chiamarti”, Raffaelli, 2012)
Anna Ruotolo (1985)
vive a Maddaloni, in provincia di Caserta. Frequenta la facoltà di
Giurisprudenza. Ha pubblicato la raccolta “Secondi luce” (LietoColle,
2009 – seconda edizione 2011. Premio Turoldo 2009, Premio Silvia
Raimondo 2009, Premio Città di Ostia 2011) e “Dei settantaquattro modi
di chiamarti” (Raffaelli, 2012 – pubblicazione premio ClanDestino 2011).
È presente in varie antologie poetiche, tra le altre si segnalano:
“Quattro giovin/astri” (Kolibris, 2010), “Raccolta di poesie“ (Subway
edizioni, 2011), “La generazione entrante. Poeti nati negli Anni
Ottanta” (Ladolfi editore, 2011 – a cura di Matteo Fantuzzi e con una
prefazione di Maria Grazia Calandrone). Ha vinto premi nazionali ed
internazionali giovanili (tra gli altri, il “Premio Turoldo” 2009 nella
sez. under 25, il concorso “Subway letteratura” 2011).Suoi testi sono
apparsi in varie riviste tra cui “Poesia” di Crocetti, “Capoverso”,
“Poeti e Poesia”, “Italian Poetry Review” (anno 2009, num. 4, – Columbia
University, The Italian Academy for Advanced Studies in America and
Fordham University), “La Clessidra”, nel quotidiano “Il Tempo” e in blog
e magazine online (Absolute Poetry 2.0, Neobar, L’occhio del pavone,
Poetry Wave-Dream, Blanc de ta nuque, Imperfetta ellisse, Poetarum
Silva, Transiti Poetici…). Un testo tradotto in spagnolo da Jesús
Belotto è pubblicato nel num. 4 della rivista internazionale “Poe +”.
Collabora, scrivendo recensioni, con la rivista “Poesia” (Crocetti). È
redattrice del mensile MyGeneration dove cura la rubrica “La Strofa sul
Sofà”. Dal 2008 al 2010 ha curato e condotto il poetry slam “Su il
sipario” in diversi locali casertani.
http://www.lestroverso.it/?p=2432
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