Recensione - Claudio Moica su 'Gli imperfetti sono gente bizzarra' di Rita Pacilio - LVF 2012




Gli imperfetti sono gente bizzarra” di Rita Pacilio.
La vita Felice (2012)

Esiste la perfezione nell’uomo? È questa la domanda cruciale, la domanda che ci inchioda davanti all’opera poetica “Gli imperfetti sono gente bizzarra” (La vita Felice) di Rita Pacilio e ci costringe volenti o nolenti a porci il medesimo quesito: cos'è la perfezione? Scorrendo nella poesia della Pacilio non si trova risposta all’interrogativo forse perché lei sa bene che non esiste e che tutti, fondamentalmente, siamo essere imperfetti: “Ho pensato che Dio ama l’insicurezza/e le sfumature dei dirupi”. Il contrasto dell’imperfezione con la ragione, la compassione per un individuo che ai più appare diverso si trasforma in una celebrazione delle analogie tra il disagio e la sofferenza del poeta che vive uno stato di depauperazione dei sentimenti, uno stato di dolore che si propaga in tutta l'anima “Così ti riparo dalle voci/e fisso il segno delle parole/ qui ti lascio lamento malato/ custode di ossa imporporate”. In questo viaggio nelle ombre umane si da voce a chi vorrebbe urlare i propri pensieri ma che per convenzioni strettamente sociali è costretto a tenersi dentro i segreti del vivere. Rita Pacilio attraverso il fratello apre una finestra nel cuore del lettore dando luce ai rapporti umani “Alfonso ha le ali di angelo bianco/ due voli che si moltiplicano” e, in un reciproco scambio, la ragione riversa nell’imperfezione le proprie angosce “Accarezzandomi entrasti nella pena”.  L’assenza di giudizio o di paura emerge forte e il poeta si limita ad illustrare l’ansia del vivere, l’angoscia esistenziale, il dualismo psicologico, i drammi spirituali, l’eterno conflitto tra il bene e il male e tra l’essere e l’apparire lasciando al lettore ogni conclusione. Discreta, delicata, elegante è la poesia di Rita Pacilio che canta le fragilità umane riproposte in chiave di frattura, in rotta contro le convenzioni e le modalità comuni del vivere civile. D’altronde cos’è l’imperfezione se non un eccesso di amore? Già il Tasso descrisse la follia come un eccesso romantico che riconosce al genio poetico una superiore saggezza ma che vede la poesia come un ripiegamento totale su di sé e una perdita del mondo reale per il mondo interiore delle fantasie e delle passioni. Quest’esagerazione d’amore è evidente nell’opera della Pacilio che nel fratello vede riflesse le proprie ansie e allo stesso tempo si fa carico dei dolori dell’altro “Rientra in gola l’urlo e la lancia/ nella cella pietrifica l’anima/ si tengono strette due rose bianche/ chiavi e chiavistelli il sigillo”.  Nelle stagioni che la vita dà a ognuno di noi non è consentito decidere per il domani ma attraverso le opere come “Gli imperfetti sono gente bizzarra” possiamo capire che il confine tra noi e gli altri è talmente sottile che  nel presente è difficile stabilire i parametri che dividono ciò che è normale da quello che è deviante. Rita Pacilio è riuscita attraverso i suoi versi a farci riflettere, risultato che solo una poesia di qualità può ottenere.
Claudio Moica

 http://www.lavitafelice.it/news-recensioni-claudio-moica-per-rita-pacilio-1372.html

 http://claudiomoica.myblog.it/archive/2013/05/15/gli-imperfetti-sono-gente-bizzarra.html


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