Recensione - Rita Pacilio: nota di lettura per 'Come i coralli' di Nicoletta Bidoia - La Vita Felice, 2014



Come i coralli
di Nicoletta Bidoia – La Vita Felice, 2014
nota di Rita Pacilio

La creatività è il risultato di una perfetta collaborazione fra la mente coscia e quella inconscia: ecco perché il poeta è in grado di sentire, in modo empatico, le diverse interazioni che avvengono e che si sono verificate nel mondo. Il suo potenziale creativo gli consente di percepire e di mettere in versi, situazioni, cronache, particolari accadimenti storici, in maniera del tutto analizzata, sezionata, grazie all’abilità poetica di riformulare la memoria tramandata. È un’occasione di ripercorrere il viaggio negli angoli più lontani dei fatti degli esseri umani o dei luoghi. Nicoletta Bidoia, nel volume Come i corali - La Vita Felice, 2014, porta avanti uno studio meticoloso negli spazi fisici ed emotivi di un trascorso di cui raccoglie e dosa le informazioni: è un lavoro di anni, bisogna cercare contatti, contatti visivi, procurarsi occasioni di viaggio, recarsi sul posto, essere disponibili ad accogliere le ultime ricerche che prevedono interviste a parenti/conoscenti/bibliotecari, consigli/suggerimenti. Non è cosa da poco. Bidoia, non è stata, però, giornalista, non ha riassunto, nelle tre sezioni del libro, Novecento, Silenzi, Parlami, avvenimenti del nostro novecento storico offrendoci una cronistoria degli eventi. L’autrice ha camminato in punta di piedi, spesso in maniera visionaria, come in una scenografia (qui la sua importanza come poetessa matura) in un tempo di storia ben delineato, il Novecento, facendoci partecipi dei margini morbidi di alcune immagini della tradizione sociale del momento osservato. Lo spazio, l’impegno, la partecipazione attiva di gruppi organizzati per fini sociali, gli stralci di vita casalinga, il fiume, il ritmo del tempo libero, le occupazioni, la varietà delle spinte emozionali, le insicurezze, le incomprensioni, eppure le innumerevoli bellezze mostrate, hanno colorato i contrasti, le doppie presenze di un periodo della nostra cultura e della società complessa che, di tipo conservatore, pur viveva la sua fase innovativa. I personaggi ci sono stati presentati dall’autrice, in modo familiare con la possibilità di ripercorrere forme di vita, ora imprevedibili, ignote, ora congiunte a possibili esperienze familiari a noi vicine, quasi in modo intimo. Nelle composizioni liriche si avverte lo sgomento della storia, la possibilità del mutamento, l’annuncio della resistenza, lo sguardo alla radice profonda dell’amore come essenza necessaria per la rinascita, per la rifioritura della fiducia nella vita, che tesse inesorabilmente per le strade e nelle coscienze, il radicale cambiamento delle cose. A corredo del volume di poesie troviamo alcune note di approfondimento che ci aiutano ad esplorare l’itinerario di lettura.

dalla sezione Novecento


La solita storia


C’è una foto dalla Bosnia,
sguardo celeste-seppia col violino,
ma nel reparto di rappresentanza
lui suonava il basso tuba.
Perfino Tito lo ha ascoltato a Sarajevo,
magari non distinto bene
nella truppa, ma c’era.


Giorni dopo, a Mostar
nel distaccamento,
sono apparsi dal niente
camion di tedeschi.
I loro comandanti – il potere di prima –
spariti.


Li portarono a Dubrovnik
nel viaggio amaro dell’internamento.
Un vagone bestiame li tenne stretti
per diciassette giorni: aperti di mattina
per togliere lo sterco,
poi niente.

[...]



Con la memoria buona


Il prete divideva:
i casti nella luce e gli altri
li sposava al buio, all’alba appena.
La grande Chiesa non è madre
di chi diverge.

Nel testamento mise in chiaro:
né funerale né tomba né epigrafe.

dalla sezione Silenzi



Vi ho amati, ha gridato,
ma non li ha raggiunti che un’eco
e il suo lento abbassare le palpebre.

         Non è dei morti il tacere più tremendo,
         ma le nostre parole ad essere straniere,
         i segni scomposti al cielo, la voce
         che si inarca inutilmente,
         i baci caduti.



***


Ha mille segreti e si nasconde,
si sottrae come può
e fonda il suo nome su ciò che non dice,
e dice sempre meno
e quel poco lo sigilla.

Ma più si cela il vero più risuona,
come un corpo esposto.

         Tradisci così, silenzio,
         fragile nascondiglio.

NICOLETTA BIDOIA (Treviso, 1968) ha pubblicato i libri di poesia Alla fontana che dà albe, quasi una preghiera ad Alda Merini (2002), Verso il tuo nome (2005) e L’obbedienza (2008), editi da Lietocolle.
Nel 2013 è uscito per Edizioni La Gru il racconto Vivi. Ultime notizie di Luciano D.
Sue poesie, apparse anche in raccolte e riviste, sono state tradotte in spagnolo in Jardines secretos, Joven Poesìa Italiana, a cura di E. Coco (Sial, Madrid, 2008).
Con la cantautrice Laura Mars Rebuttini ha realizzato lo spettacolo Un piccolo miracolo, partecipando ad alcuni festival italiani di poesia.
Compone anche collages e teatrini di carta.

http://www.sanniolife.it/sanniolife/?p=11854

http://poesia.lavitafelice.it/news-recensioni-r-pacilio-per-nico-bidoia-2911.html



Nessun commento:

Posta un commento