Rita Pacilio, Quel
grido raggrumato, La Vita Felice 2014
In
questo libro di Rita Pacilio, che chiude una trilogia riguardante i temi
dell’emarginazione, la parola poetica dice la carne sopraffatta ed umiliata di
coloro – donne e bambini soprattutto – che sono vittime di abusi e violenze di
ogni genere.
Con
una scrittura cruda e tagliente, fisica, ricca di immagini nelle quali
s’addensa tutta la terribile e quotidiana banalità del male – l’autrice penetra
gli abissi oscuri di chi è condannato a non essere persona, ma solo oggetto di
piacere o di lucro. E’ questo un inferno
della carne che ha motivazioni storiche e culturali ben precise e che da
troppo tempo chiede una liberazione, una diversa concezione del corpo altrui e
delle relazioni umane. E’ quel grido
raggrumato che deve essere sciolto affinché si possa sentire tutta la
sofferenza e la rabbia repressa che racchiude.
Come
si afferma nella nota di copertina “il volume si presenta come un manuale del
sopruso” e i vari testi poetici ne sono l’atroce espressione.
Talvolta
i versi si alternano alla prosa, integrandosi in una stratificazione
linguistica e immaginale sapientemente strutturata, una sorta di voce multipla
ma non dissonante, come un’eco variabile o un contrappunto di estrema
efficacia.
E’
una poesia, quella di Rita Pacilio, civile ed etica, che ferisce e vuole ferire.
Ciò
che colpisce è la capacità di restituirci una realtà drammatica in modo diretto
e al tempo stesso emozionale e poetico, senza enfasi, in una concretezza di
carne e di passione, di dolore e di indignazione.
Mauro Germani
Il più bel libro di Rita
RispondiEliminaStefano, mi commuovi (e lo sai!)
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