“GLI
IMPERFETTI SONO GENTE BIZZARRA”
Rita Pacilio
LVF 2012
nota di
Salvatore
Sblando
E’ difficile
riconoscere il senso vero
della poesia
senza che lo stesso non
cada in
facili stereotipi, inutili retori-
che,
fuorvianti arcaismi, quando di
fronte ci si
trova una silloge compo-
sta da non
più di trenta liriche.
Nell’ultima
raccolta di Rita Pacilio
“Gli
imperfetti sono gente bizzarra”
edita da La
Vita Felice, articolata in
ventotto
testi, è possibile riconoscere
uno dei
tratti distintivi di Poesia:
l’attimo.
Attimo
personale, che diviene fonte di
riconoscimento
singolare del lettore;
attenzione,
non un immedesimarsi,
né un fare
proprio il sentimento
altrui,
quanto un vestire a sé il tempo
dell’autore.
Una poesia
che diviene azione, incon-
tra il
prossimo -il lettore in questo
caso- e gli
fa vivere un percorso mai
del tutto
privato, che avviene nella
trasfigurazione
dell’esperienza vissu-
ta
dall’autrice con l’unico vero perso-
naggio
chiamato per nome, Alfonso.
“Alfonso ha
le ali di angelo bianco/
due voli che
si moltiplicano/ come non
ho mai visto
fare all’onda/ un rotolare
nel fondo
del sonno.”
Una
raccolta, questa prefata da
Davide
Rondoni, che vive di vita pro-
pria, in un
dolore vissuto in maniera
transitiva
attraverso il dolore altrui:
“Se sotto le
foglie c’è il resto sordo/
anche
l’altro tempo canta bugie/ le
scale di
Montale sono ripide/ grattano
fino alla
polpa bianca”.
Lo spazio
del dolore per Rita Pacilio è
fonte di
ispirazione e fra gli imperfetti
prende le sembianze di un lago e di
un luogo dove non sembrano esserci
vie
d’uscita: “Si increspa il lago di
Nemi/ in un
gesto di doloroso silenzio/
a vederlo
mordere nuvole/ l’affanno
arriverebbe
in cima”. Oppure “Sui
boschi la
luna torna a Nemi/scivola
trasparente
dai canali/ e sembra una
sposa
innamorata/ ti rimbalza addos-
so senza
piedi.”
Una
poesia-sorella, come l’ha definita
Davide
Rondoni nella prefazione, che
accomuna ed
avvicina alla magia poe-
tica in
maniera casta e dove la pietas
è vissuta
attingendo al pieno significa-
to
etimologico del termine, di devozio-
ne, amore e
rispetto.
Dal punto di
vista prettamente stilisti-
co in questa
raccolta l’autrice abban-
dona quasi
completamente la suddivi-
sione delle
stanze in quartine e la
struttura
endecasillaba del metro, -
tratto
quest’ultimo, distintivo delle
sue
precedenti pubblicazioni - per
concedersi
ad una fusione quotidiana
quanto
evocativa e libera del verso,
solo
all’apparenza vicina a quella che
comunemente
e troppo spesso in ma-
niera
frettolosa, viene classificata,
poesia
intima al femminile. “
E’ un morso
prudente l’oscurità/ un dise-
gno fatto di
assenze./ Si denuda
l’incavo
della spalla/ svuotato dalla
mano/ come
un gheriglio/ una
lumaca.”
Gli
imperfetti di questa silloge
dunque, non
sono soltanto gente biz-
zarra ma
persone che si fanno poesia
e che
l’autrice chiede di incontrare in
quella eternità
che dura poco.
Stili
poetici e di vita che fanno propri
in maniera
forse inconsapevole
anche gli
insegnamenti sociali del
noto
esponente politico-intellettuale
altoatesino Alexander Langer, e
rispondono ad una delle tante
quanto
semplici e mai banali doman-
de che lo
stesso ha rivolto a tutte
quelle
persone che nel corso del suo
agire, hanno
partecipato alle diverse
iniziative
organizzate in ambito di
diritti
umani, pace e convivenza
civile:
“Passeresti il tuo tempo con
coloro ai
quali fai solidarietà?”.
http://www.cooperativaletteraria.it/images/periodico/05/Salvatore.pdf
http://www.lavitafelice.it/news-recensioni-s-sblando-per-r-pacilio-1029.html
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