La
voce non sa mentire.
riflessioni sociologiche di Rita Pacilio
Osservando il
linguaggio non verbale si possono riconoscere le menzogne. Anni fa ad Harvard
un gruppo di ricercatori di psicologia sociale, hanno studiato centinaia di
soggetti per accertare in che modo riusciamo a celare la verità e, soprattutto,
a manovrarla nella nostra vita relazionale. Lo studio non ha avuto finalità
morali, bensì, interessi professionali sulla comunicazione non verbale. Quindi,
la preoccupazione, a differenza dei filosofi e dei teologi, non è stata etica
(fare differenze tra la bugia esagerata e quella piccola), ma comunicativa,
ecco perché l’interesse si è concentrato su come le insincerità sono, molto
spesso, necessarie per livellare le relazioni tra gli esseri umani. Lo studio
sulla menzogna è antichissimo, infatti già nel 900 a.C. in un documento si
trova scritto: ‘Egli non risponde alle
domande, o dà risposte sfuggenti. Dice cose senza senso, strofina l’alluce sul
terreno, si strofina con le dita la radice dei capelli’. Da questo si
evince che gli esseri umani sono sempre gli stessi e non sono mutati i modi di
percepire il bugiardo e l’inganno. La frode presuppone atteggiamenti quali
sorrisini, balbuzie, vaghezza, movimenti con le mani, lunghe pause o parole
pronunciate a valanga. Gli psicologi dell’area sociale si sono concentrati,
senza preventivare il pudore, sul perché una persona diventi abile nel dire
bugie e il motivo che rende abili, invece, coloro che sanno individuarle. A
questo punto la domanda è: esistono segnali/segni attendibili che svelano la
bugia? Gli psicologi chiamano (PONS) ‘profilo
di sensibilità non verbale’ il test che è in grado di valutare e interpretare i messaggi
non verbali. In questo studio ha avuto molto peso l’empatia in relazione alle emozioni di chi comunica. Va anche
sottolineato che la sincerità o la falsità la si presuppone in partenza, come
un preconcetto. Ecco perché il sospetto premeditato può essere fuorviante
nonostante molti lavori in tal senso ci portino a dedurre che l’attitudine a
smascherare la menzogna esiste ed è riconducibile ai risultati degli studi
intrapresi da Zuckerman, De Paulo e Rosenthal. La voce resta l’indizio più affidabile (anche al telefono oppure a
occhi bendati) rispetto al movimento corporale, infatti, molte ricerche mettono
in risalto che è più semplice scoprire i menzogneri attraverso l’utilizzo della
voce. La tonalità vocale e il suo impiego sono pregni di verità; per esempio,
quando riascoltiamo la nostra stessa voce registrata, ci capita di provare
sgomento o negazione, proprio perché siamo messi di fronte alle emozioni
(quelle relative al momento della registrazione e quelle del momento del
riascolto) e non solo al significato in sé, al contenuto esatto delle parole. Non
bisogna ricadere nel luogo comune che solo il corpo dà segni dei sentimenti
provati. Molte gestualità, anche se più di altri indizi, ci forniscono
sicuramente avvisi importanti, ma pur sempre ipotetici e difficilmente
controllabili in modo simultaneo con altri (per esempio si può ridere e parlare
con tono aggressivo o triste). Il bugiardo può controllare l’espressione della faccia e semmai sorridere per avvalorare
la sua tesi, ma dal tono di voce si possono cogliere
emozioni ben nascoste dagli atteggiamenti/comportamenti espressi con la
fisicità. Gli studiosi Paul Ekman e Wallace Friesen hanno approfondito lo
studio della mimica e hanno ipotizzato che il viso è il canale che sa mentire
meglio degli altri. Il volto è fornito di strumenti capaci di inviare messaggi
menzogneri, quindi certamente è meno credibile per smascherare la menzogna. Spesso
l’ingannatore studia bene la ‘parte’,
ecco perché la studiosa De Paulo sostiene che la bugia può essere premeditata e
difficile da scoprire esclusivamente nel linguaggio del corpo, mentre altre
avvisaglie importanti (la voce) non sempre vengono notate, prese in esame, né appropriatamente
considerate. Gli scopritori della bugia, cioè coloro che sanno riconoscerla,
non sempre mettono in luce i sentimenti reali del mentitore, sentimenti che
possono essere positivi o negativi. Conta, comunque, il sistema sociale in cui
molti esperti dell’interazione sono ottimi comunicatori, capaci di convincere
platee (politici, relatori, sacerdoti) ingannandole e manipolandole. L’ansia sociale e la sensibilità possono essere meccanismi interessanti per comprendere
la verità o la bugia. Sorprendentemente, pur essendo molto empatiche e
sensibili, le donne sono meno abili nello smascheramento degli inganni e
tendono a ignorare l’insincerità, troppo spesso, per decoro o per lasciare
andare avanti una vita sociale apparentemente soddisfacente.
(fonte: Bugie: possibile scoprirle? Di Daniel
Goleman, psicologo)
Rita
Pacilio (Benevento 1963) è poeta, scrittrice, collaboratrice
editoriale, sociologa, mediatrice familiare, si occupa di poesia, di critica
letteraria, di metateatro, di letteratura per l’infanzia e di vocal jazz. Curatrice
di lavori antologici, editing, lettura/valutazione testi poetici e brevi saggi,
dirige per La Vita Felice la sezione ‘Opera prima’. Sue recenti pubblicazioni
di poesia: Gli imperfetti sono gente bizzarra (La Vita Felice
2012), Quel grido raggrumato (La Vita Felice 2014), Il suono per
obbedienza – poesie sul jazz (Marco Saya Edizioni 2015), Prima di andare (La Vita Felice, 2016).
Per la narrativa: Non camminare scalzo (Edilet Edilazio
Letteraria 2011). La principessa con i baffi (Scuderi Edizioni
2015) è la sua fiaba per bambini.
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