Nella
disarmonia dell’inatteso
di Maria Grazia Di Biagio - Bel Ami Edizioni 2012
nota di Rita Pacilio
La poesia si muove, dal
classico al contemporaneo, attraverso segni e simbologie semantiche sviluppando
innumerevoli interpretazioni ed espressività che la convertono a una analitica
e/o sintetica palpabile realtà pur attraversando molteplici identità
ontologiche. Ogni nuovo testo in versi spinge il lettore a porsi domande sul
significato dei segni linguistici utilizzati dall’autore, sia sul messaggio
della parola contenuta nella struttura ritmica che ha di fronte, cioè sulla
filosofia poetica, sia sulla motivazione che ha spinto la penna a lasciare un
documento poetico agli atti della storia. Maria Grazia Di Biagio, nel suo
lavoro poetico Nella disarmonia dell’inatteso edito da Bel Ami Edizioni 2012,
reinventa il racconto del reale nella lettura della letteratura moderna
ripercorrendo i passi della cultura occidentale senza tradire o ignorare il
classicismo eclettico del primo novecento. Le peregrinazioni umane si
trasformano: da tradizionali diventano postmoderne affrontando monologhi
interiori attraverso personaggi coscienti e consapevoli di portare il peso dell’esperienza
quotidiana nella propria traccia vitale. La poetica preferisce termini che denotano il mutamento,
l’instabilità del mondo, lo scorrere del tempo, lo stupore dell’innamoramento. Si
neutralizzano le ovvietà e le convenzioni estetiche: il metodo di coniugazione
e la metafora conforma ulteriori realtà che paradossalmente svelano sguardi e
nuove concezioni dell’oggetto osservato. L’empatia con le cose naturali
determina in chi legge un sentimento di infatuazione e di profonda malinconia per la passione che
può svanire. Esigenza strategica del “grande poeta è di obbedire soltanto ad un
destino” (Pietro Citati). ’La libertà del pensiero e della immaginazione
appartiene più ai lettori che agli scrittori: quasi che uno scrittore per essere
veramente tale, debba essere costretto ad abitare spazi molto perimetrati,
mentre il lettore, quando legge, può abitare ogni mondo, scegliere ogni
destino. Insomma si è più felici quando si legge che quando si scrive’
(Giancarlo Pontiggia). E’ vero, chi legge penetra e vive i milioni di destini
degli scrittori, a meno che, come Leopardi diceva di se stesso, ‘i lettori
mentre leggono stanno già scrivendo!’. L'armonia, quindi, non è nelle cose che
appaiono.
A me sembra acuta e centrata l'analisi di Rita Pacilio, poiché è vero che Maria Grazia Di Biagio ripercorre i passi della cultura occidentale senza ignorare il classicismo del primo novecento… come è vero che i suoi versi neutralizzano le ovvietà e le convenzioni estetiche… e che l'empatia con le cose naturali determina in chi legge un sentimento di infatuazione….
RispondiEliminaSottolineo solo un personale elemento emozionale che si radica nel verso stesso e che mi ha accompagnato per tutta la lettura, poiché in generale mi sembra che ogni razionalizzazione critica, ogni incasellamento sistematico, corra il rischio, tacendolo, di tradire il verso stesso, facendone perdere le tracce emotive, le suggestioni sintattiche, le folgorazioni metaforiche.