Recensione - Pacilio su M. Aragno 'Zugunruhe'






Zugunruhe


Solo da qui, da questa parte
voglio ripassare sul marciapiede
qui dove tra due palazzine
si rischiara il giallo dei platani
e pare quasi di tenerti nel tempo.
Tremano i nomi, Giulia
quelli che senti in una piazza
in un chiosco con i giornali
lasciati sui tavolini all’aperto.
Si resta soli la sera
quando intorno si fa la città
e si scrollano i piccioni dai rami.

Marco Aragno

Zugunruhe LietoColle 2010










Zugunruhe di Marco Aragno
Commento di Rita Pacilio


Lo Zugunruhe è un comportamento irrequieto che si presenta negli animali migratori, specialmente negli uccelli, a cui viene impedito di migrare, ed è il titolo dell’opera poetica di Marco Aragno.
In senso figurato potrebbe anche significare (mi piace immaginarlo in senso poetico!) una ‘dolce ansia’ o ‘frenesia’ di linguaggio che diventa il prodotto del silenzio inteso come sorgente di significato. Il silenzio intimo inteso come la fonte cui attingere la parola che diventa espressione vitale per il Poeta che descrive con precisione ed esattezza l’intenso coinvolgimento con la contemporaneità sociale.
Attraverso rimandi a Mario Luzi, nella Poesia di Aragno, riattraversiamo Ungaretti, Montale, Campana, ma si potrebbe andare anche più indietro, a matrici classiche. (‘Ma quant’è vaga nell’aria la luna…’)
La Poesia di Aragno si muove nelle forme dell’essere umano: non si chiude in essoma con consapevolezza genera nelle immagini le pienezza della lingua d’uso quotidiano operando una scrittura poetica vicina alle inquietudini del lettore.
Il Poeta nelle sue esplosioni linguistiche non si distacca dal microcosmo in cui è calato e non propone la sua ‘luce’ in modo febbrile cercando di sorprendere il macrocosmo con nuove metriche e laboriose tecniche linguistiche.
L’Autore intraprende con Zugunruhe il suo umile cammino sia lirico che contenutistico come testimonianza esistenziale, stratificata e corale di una realtà socio-problematico-universale centrata sull’ ‘io’ Poeta- mundi, in cui la giovanissima età dell’Aragno esce di scena lasciando spazio all’universalità della Poesia.

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