Recensione - Pacilio su F. Casucci 'Dalle sue labbra pulpito rosa'

Dalle sue labbra pulpito rosa'
prima raccolta di liriche di Felice Casucci
Tommaso Marotta. Editore, Napoli. Ceri P. (a cura di), 1987

Commento poetico di Rita Pacilio

Trovo la ricerca disperata dell'identità e dell'identificazione dell'autore che è meditata attraverso un amore o più amori in fioritura destinati al declino. E' possibile cogliere il desiderio dello scrivente di sdoppiarsi psicologicamente, oltre che fisicamente, dalla inibizione e dalla banalità dell'ardore dell'età virile. A volte sono ricercate le deviazioni di rotta per offrirsi a braccia larghe a ritmi e a tempi diversi come avviene in quasi tutte le ‘opere prime'. Una poesia che commenta l'osservazione del proprio vissuto, una voce moderna che non tollera ma lascia al lettore l'omissione della colpa. Non sono misteri le aperture di orizzonti che suggeriscono la libertà da retoriche ridondanti ricordandoci che i sentimenti sono capaci di rinascere nuovi e nuovamente ad ogni lettura. Al lettore arriva la verità e il caso: scene duttili in cui la propensione ermetica spesso attinge nell'inconscio ciò che il reale nega. Esigenza strategica del "grande poeta è di obbedire soltanto ad un destino" (Pietro Citati).
'La libertà del pensiero e della immaginazione appartiene più ai lettori che agli scrittori: quasi che uno scrittore per essere veramente tale, debba essere costretto ad abitare spazi molto perimetrati, mentre il lettore, quando legge, può abitare ogni mondo, scegliere ogni destino. Insomma si è più felici quando si legge che quando si scrive' (Giancarlo Pontiggia).
E' vero, chi legge penetra e vive i milioni di destini degli scrittori, a meno che, come Leopardi diceva di se stesso, ‘i lettori mentre leggono stanno già scrivendo!'.

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