Rita Pacilio:
poesia e scrittura come impegno contro tutte le forme di violenza
Excursus a cura di
Carlo Di Legge
Si manifesta, nella scrittura di Rita Pacilio, una
modalità multipla della forza: forza della protesta, rabbia, per cui le cose
sono tutt’altro che composte, e non le si può accettare senza fare qualcosa,
sia pure una parola poetica espressa anche in “ Quel grido raggrumato”.
Ma provo a leggere in continuità le fasi principali
della sua via di scrittura, come un solo sentiero:
1) PROSA: Non camminare
scalzo è l’incontro con
la sofferenza propria e dell’altro. Lo sguardo è centralizzato sullo spazio
interno del proprio vissuto e la dimensione parola poetica permette ( … )
( di ) portare a nuove vie di unione
concrete e sociali. L’altro diventa l’allarme di una
comunicazione difficile con se stessi o che non avviene più … (dall’introduzione
dell’autrice)
2)
POESIA: Gli imperfetti sono gente
bizzarra . Ed. La vita felice, Milano 2012 (collana Le voci italiane) trad. francese L’Harmattan, 2016
Un dolente e splendente diario,
personalissimo, dove la forza dei versi fila, tesse e spacca la mormorazione in
cui pure restano raccolti, pronunciati da quel luogo inespugnabile che è lo
spazio dell’essere sorella. «La prigione
di mio fratello/ ha le finestre sorde». [...]
La sorella, lei sola conosce.
[...] Tutto il viaggio all’inferno, questa dura traversata, dove i versi sono
d’una bellezza sfiancate e maestosa, hanno un centro di diamante, castissimo e
brillante: «Ho parlato al tuo corpo fraterno». [...]. (D. Rondoni)
Insomma: in questo momento si attraversa una specie di inferno, e, se ci si
trova ad attraversare l’inferno, occorre andare avanti)
3) POESIA: Quel grido raggrumato,
silloge poetica edita nella collana Le voci italiane da “La Vita Felice”
(2014): “Basta girare la prima pagina per essere colpiti a sangue freddo, in un gesto incruento materialmente, ma capace
di ferire nell’intimo. La poesia che Rita Pacilio ha voluto raccogliere in
queste pagine fa male, scuote, sbatte violentemente contro il tranquillo
procedere dei giorni, del quotidiano, mettendo
a nudo situazioni che sono sotto gli occhi di tutti, ma che in pochi si fermano
a sentire. ( … ) è già nel sangue-poesia
stesso la presenza di quei fattori che determineranno la fisiologica
coagulazione, quel raggrumarsi dell’insieme ematico emerso dal silenzio e che
ha solo bisogno di consapevolezza – propria e di tutti – perché il tessuto
umano e sociale possa essere riparato. Ma raggrumata, ovvero finalmente
fuori e quindi si spera in via di cicatrizzazione, di ripresa, è anche la
Persona stessa, la voce di chi subisce,
di chi è vittima di quanto denunciato nella silloge in poesia. (Angela
Greco)
4)
POESIA:
Prima di andare - La Vita Felice, Milano 2016 (collana Le
voci italiane)
Prima di andare è un lavoro in versi di alto ed elegante livello
stilistico e linguistico. Rita Pacilio confessa la vita di una donna anziana
che, grazie al ricordo del suo amore, tiene in vita la memoria del mondo.
Diverse le tematiche sottese tra scienza e coscienza: la solitudine e la
frustrazione dell’ammalato, l’indifferenza sociale, la dimenticanza correlata
ad alcune patologie cliniche che mettono a dura prova quella parte del cervello
che custodisce la memoria a breve e a lungo termine e, inoltre, l’amore, in
tutte le sue forme, amore come vera e unica motivazione di vita. Il testamento
simbolico e spirituale è per l’umanità intera.
Cinque lettere d’amore e
trentanove poesie, suddivise in quattro sezioni –
Ti scrivo dal mio niente, Guardare il vento, sapere il
vento, Riaffiorare, Nel posto dove volano gli uccelli, in cui
vengono mostrate accuratamente la
caducità delle cose e la permanenza dei sentimenti. (Dalla quarta di
copertina)
I
nervi entrano ed escono dalla guerra
invocano la grazia solenne
del ritorno. Non ignorerò l’ardore di chi
siamo stati
invocano la grazia solenne
del ritorno. Non ignorerò l’ardore di chi
siamo stati
I versi non possono
riuscire in forza pacificata e tesa, ma risultano a tratti scurare
l’intendere di chi legge, con i consueti e già rilevati effetti di
spiazzamento: una parte/ di scontentezza ha fatto comunella/ con le gobbe delle
strade e la
felicità non capisce niente delle dee incollate/alla sottana boscosa (13) e
così via. Modi popolari che introducono l’ennesimo sconcerto semantico – solo
apparentemente una eco surrealista, in realtà macerazioni in parola di vissuti
esistenziali assai duri e problematici, una vera e propria manifestazione della
difficoltà a dire, quasi disperazione.
Ciò
non toglie che a volte la musica prevalga:
e della simbiosi poetia/musica Rita Pacilio è convinta, continua
assertrice (i suoi reading sono in
poesia e accompagnamenti studiati in brani jazz; ha pubblicato un libro dal
titolo Il suono per obbedienza, (Marco Saya Edizioni, 2015) in cui
sono presenti brani poetici composti in riferimento esplicito a brani musicali)
– così il senso panico nel corrispondi
all’aria estiva/ai campi arati/ … fino all’ultimo vallo/ dove lunazioni e
preghiere/fanno fatica a stare. (18)
Il
sopravvissuto, colui che esperisce, rimedita in versi e nelle cinque lettere,
in chiarezza crescente, quasi un viaggio verso i confini della notte, e fino
all’evidenza, il grande tema-binomio dell’amore e della morte.
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