Recensione - 'Quel grido raggrumato' di Rita Pacilio - LVF, 2014 letto da Angela Greco


Quel grido raggrumato di Rita Pacilio letto da Angela Greco

'Il sasso nello stagno' di Angela Greco

 






" a chi rinasce, nonostante tutto.”
  
 

Quel grido raggrumato, silloge poetica di Rita Pacilio edita nella collana Le voci italiane da La Vita Felice (2014) s’apre con l’esergo sopra riportato e subito definisce punto d’arrivo e punto di partenza dei componimenti poetici racchiusi in un libro che la scelta editoriale ha voluto serenamente bianco e ‘innocuo’ a prima vista. Basta girare la prima pagina, però, per essere colpiti a sangue freddo, in un gesto incruento materialmente, ma capace di ferire nell’intimo, senza accezioni negative s’intenda. La poesia che Rita Pacilio ha voluto raccogliere in queste pagine fa male, scuote, sbatte violentemente contro il tranquillo procedere dei giorni, del quotidiano, mettendo a nudo situazioni che sono sotto gli occhi di tutti, ma che in pochi si fermano a sentire.
La poesia travasa, esce dal vaso quieto del ruolo comunemente attribuitole, per trasfondere sangue nel tessuto sociale, nel substrato silenzioso e connivente di chi vede ma non denuncia, illividendo la candida pelle del lettore e lasciandogli in eredità una cicatrice importante. Dopo queste pagine di denuncia sociale il respiro s’accorcia e la coscienza inizia a premere dal luogo in cui è stata volutamente ottenebrata.
La poesia di Rita innesca, al contempo, già la risposta, già la rinascita, al taglio feroce praticato sulle situazioni e sui soggetti protagonisti, poiché è già nel sangue-poesia stesso la presenza di quei fattori che determineranno la fisiologica coagulazione, quel raggrumarsi dell’insieme ematico emerso dal silenzio e che ha solo bisogno di consapevolezza – propria e di tutti – perché il tessuto umano e sociale possa essere riparato. Ma raggrumata, ovvero finalmente fuori e quindi si spera in via di cicatrizzazione, di ripresa, è anche la Persona stessa, la voce di chi subisce, di chi è vittima di quanto denunciato nella silloge in poesia.
Una denuncia sociale forte senza ombra di dubbio, racchiusa in una scrittura che non nasconde, che non baroccheggia, ma che chiama per nome le situazioni e non elemosina in rabbia, in insulto inteso come dare fastidio, nei confronti di chi compie scempio della dignità umana a proprio scopo o per fini economici e sempre e comunque anti-Uomo.
Qui di seguito ho scelto di riportare i primi tre componimenti di Quel grido raggrumato di Rita Pacilio, lasciando al lettore la stretta al cuore e allo stomaco di proseguire la lettura. [Angela Greco]
*
Ci sono sentieri che nascondono l’inganno dei lastroni
e le mani dei padroni sono daghe, punte venute dall’est.
Inganna la zeppa nera, si abbevera alla macchia riccia di sole
scruta l’iride abbassata il sonno del cliente, antico padre.
Sono parole sacre le voci dei bambini, tiepide le fronti
eppure i glutei hanno croste, boomerang colpiti nel segno
fino ai fianchi pulsano inverni consumati domani
intorpidite le rupi si muovono come nembi folli le bufere.
Non si aprono fenditure ma canaloni indecifrabili
un lappare lento, immaturo
che giunge all’agitazione tra le natiche della bestia
nel luogo livido di pianura chiuso in quel grido raggrumato.
*
L’hanno tenuta in due come un foglio, un lenzuolo
i polsi e le caviglie erano in una forma che si stira
un mandarino intero riempiva la bocca e la gola
nel chiarore del vicolo divaricato fra le trombe d’aria
il suo esame di idoneità, la preparazione al primo
cliente la rendeva frutto acerbo del cactus
desiderato dalla censura di chi si apre i pantaloni
e spinge guardandosi intorno che sia coperto
dalla colpa che non si fermerà nella frusta dei reni
ma sintonizza il morso e il liquido che cola
dalle due bocche aperte lungo una linea comune
in quel triangolo nero da cui escono periferie e disordine.  
*
Le puttane sono sorelle immatricolate e reiette
sperdute nell’assenza dello scheletro frequentato
da chi si offre al galoppo abbozzato senza saliva
dissacrando la grazia degli abiti per la guerra.
Sulle mani esplorano la via del ritorno, i margini
del posto dove sono al sicuro, luoghi controllati
dal tempo rimasto vuoto senza bambini mansueti.
Il rossetto fino al naso è vulnerabile per non baciare
si lasciano toccare il petto scoperto, leso, giudicato
dalle code lunghe dei demoni, dita affilate o denti.
Le puttane hanno la carne svuotata e impagliata
il capo protetto dalle chiome colorate, allegre.
§
Quel grido raggrumato” di Rita Pacilio sarà anche uno spettacolo teatrale di denuncia sociale presso il Teatro Mulino Pacifico di Benevento il 14 marzo 2015 alle ore 20,30 con movimenti scenici di StudioDanza Novantaquattro e drammaturgia a cura dell’Ass.Culturale Logopea.
§
Nota: Rita Pacilio è nata a Benevento. Sociologa, si occupa di poesia e di musica jazz, di Orientamento e Formazione, di Mediazione familiare e dei conflitti interpersonali, di Prevenzione delle dipendenze. Per le sue opere, ha ricevuto numerosi riconoscimenti della critica di settore. Ha pubblicato in poesia: Luna, stelle… e altri pezzi di cielo (Edizioni Scientifiche Italiane, 2003); Tu che mi nutri di Amore Immenso – silloge sacra – (Nicola Calabria Editore, 2005); Nessuno sa che l’urlo arriva al mare (Nicola Calabria Editore, 2005); Ciliegio Forestiero (LietoColle, 2006); Tra sbarre di tulipani (LietoColle, 2008); Alle lumache di aprile (LietoColle, 2010); Di ala in ala (con C. Moica – dialogo poetico) LietoColle, 2011); Gli imperfetti sono gente bizzarra (La Vita Felice, 2012);Quel grido raggrumato (La Vita Felice, 2014).


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