Una donna della psicanalisi: Margaret Mahler
La psicosi infantile negli anni ’40 e ’50
“Per
me” [...] “è di primaria importanza il problema dell’identità e
specialmente del percorso evolutivo in base al quale ogni uomo giunge al
proprio senso del Sé. Le ricerche svolte sulle psicosi rappresentano,
secondo me, il punto di partenza per sapere come si forma l’identità e
il senso del Sé in un bambino medio”.
Margaret
Mahler, nata a Sopron, una cittadina ungherese il 10 maggio 1897 e
morta a New York il 2 ottobre 1985, psicoanalista e psicoterapeuta, si
stabilì a Vienna negli anni ’30 e, dopo gli studi di medicina, aprì un
consultorio pediatrico a indirizzo psicanalitico. Le sue prime
pubblicazioni in tedesco, in campo pediatrico, avvennero negli anni
1924/1938 e si diressero verso tematiche che riguardavano le malattie
infettive e tutte le complicanze connesse con le cerebropatie. Il suo
centro era ispirato alle Child guidance clinic inglesi e americane. Fu
analizzata da Helen Deutsch. I maestri con cui ha lavorato erano tutti
interessati alle problematiche infantili e legati ai principi freudiani:
August Aichlorn, Alice Balint, Dorothy Burlingham, Anna Freud, Heinz
Hartmann, Ernst Kris, Max Schur. Fu proprio nel 1938 che, per sfuggire
al nazismo, si diresse verso l’America lasciando per sempre la sua
famiglia in Europa. A New York insegnò psicoanalisi infantile alla
Columbia University dal 1941 fino al 1955 e dal 1955 al 1974 all’Albert
Einstein College of Medesine. Dal ’43 al ’49 studiò i tic nei bambini
come fenomeno isolato, cioè come manifestazione di conversione isterica
dell’espressione del carattere: quindi anche l’ambiente era un fattore
che predisponeva certi bambini a questa sindrome. È dal 1949 che
Margaret Mahler si occupò di eziologia della psicosi infantile
collaborando con ricercatori quali Zira de Fries, Paila El-kisch, Anni
Bergman. Negli anni ‘40/’50 andò contro corrente rispetto al pensiero
dell’epoca occupandosi di studiare casi in trattamento dai servizi
psichiatrici classificati come ritardati mentali e ne scoprì che molte
turbe autistiche nascevano da una mancata fusione o simbiosi normale con
la madre durante i primi sei mesi di vita. La scoperta portò la
studiosa a soffermarsi sulla psicosi autistica e la psicosi simbiotica:
due sindromi psicotiche infantili che si alimentano nel rapporto
madre/bambino durante le fasi di vita in cui avviene il processo di
separazione-individuazione. La sindrome di psicosi autistica è una
fissazione o regressione alla fase autistica normale che caratterizza le
prime quattro settimane di vita. (Pamela Tytell) Va sottolineato che
nella fase autistica normale il neonato è a contatto con il mondo solo
biologicamente, ma psicologicamente è ancora nell’utero della madre. La
psichiatra Mahler chiama questo stadio stato di disorientamento
allucinatorio primario perché il bambino è preso esclusivamente dagli
innumerevoli tentativi di regolazione omeostatica ed è completamente
concentrato verso l’interno. Sarà la figura della madre a regolare
stimoli che vengono dall’esterno e a facilitare l’ingresso nello stadio
narcisistico primario. La vita di veglia del neonato è concentrata sullo
sforzo di regolare le tensioni esterne tentando di ridurle al minimo:
quindi l’autismo diviene relativo perché il neonato non esclude il mondo
esterno nonostante la protezione fisiologica. La scoperta della
fissazione dei bambini psicotici a uno stadio simbiotico fu definita
dalla Malher fase simbiotica normale nello sviluppo del bambino. Questa
fase che va dalla separazione fisica dalla madre all’individuazione
termina nel quinto mese di vita. Non è un periodo di differenziazione
tra il sé e gli altri, ma è una fase in cui i comportamenti sono
approcci al richiamo/stimolo avvalendosi dell’Io della madre come un Io
ausiliario. È nel 1957 che Margaret Mahler, insieme a Manuel Furer, crea
due centri di osservazione e di ricerca. Il primo fu denominato Masters
Children Center e si occupò dello studio del normale sviluppo del
processo di separazione-individuazione. Il Masters Therapeutic Nursery,
invece, fu il centro terapeutico in cui si studiava il trattamento
intensivo delle psicosi infantili. Questi due Istituti di ricerca e di
accoglienza sono stati centri pilota che hanno ispirato, in tutto il
mondo, la nascita di altri centri, a orientamento psicoanalitico, in cui
vengono applicate le teorie della Mahler. È stata una pioniera nella
comprensione delle funzioni che contribuiscono allo stile difensivo del
bambino, ma, soprattutto, nell’osservazione di comportamenti di
allontanamento e avvicinamento (tono muscolare, tipologia di sguardo,
stato psicomotorio, ecc.) in tutti i processi intrapsichici di
separazione e individuazione.
Rita Pacilio
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