Recensione - Rita Pacilio su 'Lady NN' di Monica Palma - LVF 2013




Lady Enne Enne
di Monica Palma – La Vita Felice 2013
nota di Rita Pacilio


Monica Palma nel suo ultimo lavoro poetico Lady Enne Enne - La Vita Felice 2013, apre una moltitudine di strade verso l’enigma della vita con devozione e ammirazione senza che lo spazio o il tempo possano alterare la sintonia tra il contenuto e il linguaggio utilizzato. Irrimediabilmente, come il destino, la creatività della parola diventa lo scenario in cui fluiscono gli affanni, le contraddizioni dell’amore e lo sguardo meravigliato sulle emozioni mute e solitarie lievitate nell’animo del poeta. La personalità dei versi si combina con i microcosmi attraversati nelle sette sezioni del libro in cui si animano agilità teatrali e musicali. La poesia, così, spalanca porte che hanno un doppio fondo di scoperta nonostante il livello sia essenziale, deliberatamente circoscritto. Palma è una nomade che vaga nell’universo senza meta e senza darsi pace: il suo vagabondare si stratifica nei paesaggi esteriori che danno vita a pulsioni gestite con disciplina e conoscenza fino a diventare la dimensione di un flusso sentimentale atemporale. Le esperienze narrate, in modo suggestivo, sono condivise dal lettore con affinità empatica: non sono anonime, cioè non appartengono a N.N., ma alla totalità umana che diventa testimone generoso e autentico del mondo che si esprime attraverso la singolarità. La personalizzazione (l’autrice scrive con la prima lettera maiuscola: Vento, Bella Oltremisura, Onda …) di alcuni termini non risparmia la colloquialità rigorosa, venerabile e quasi spirituale con le armonie geografiche che arginano in modo misterioso il movimento rotatorio della comunicazione. Si riedifica la percezione del realismo di G. G. Marquez attraverso luoghi e ombre dell’animo che è capace di entrare, con vocazione consapevole, nel tracciato inquieto e sordo del macrocosmo. 

 http://www.lavitafelice.it/news-recensioni-r-pacilio-per-m-palma-1309.html



Mirò alla precisione
cambiando la consognante
e mai parola fu più soddisfatta
e funzionante
di quella pensata in un modo
e condivisa in un altro.

Via Amoris n 1


Tue erano le mie vesti
tue erano le membra dell’anima.

Tuo era tutto
e così io sempre mendicherò
il trapasso dell’amore:
uomini equilibristi
alle pulizie delle vetrate americane
occhi trasparenti.

Tua era la forza di sognare mia
e tuo era il mio furore
tutto ti rendo
così tutto a me torna.
Così si ricompone
la forma
dell’amore
del mio cuore:
così fra
le coperte e i cuscini
del mio muscolo
resta la posta per la noce
nocciola divinata
di risveglio
agata risvegliata.

Via Amoris n 4


Ti risvegli non intero a capriola
ma hai gusto di colmare
Olmo divino
tuono pungente
Voglio la lingua tua imparare coi suoni
liquidi del bacio in mare.
E così imparai la lingua del futuro
lunga lingua rossa di lupo
con elastico alla nuca
per fissarsi
al detto umano.
C’era da inchinarsi per
raccoglierne la punta
e da ben
intingere gli equilibri
al peso
a tenerla tutta in
bocca.
Era una litania baciarla
e un breviario impararla tutta
la lingua del lupo buono
del lupo mamma
mammamaschionuovo.

A mio Padre


Quando Cenerentola cercò la scarpetta
nella casa del padre
Cappuccetto Rosso rimandò la pioggia
di un anno
Biancaneve infilò le manopole
alle unghie infreddolite
allora il grumo di quel parlar lontano,
attraversò i secoli della gerarchia
e delle origini

e cominciò a rotolare nel senso di ogni parola:

Si diventò grandi
con speranza
con comodità
ardita soletudine.

Elezione


A festa del digiuno
ti ho portata
libellula imperiale
il grembo
attende le mani
accostate al vuoto
la fronte luccica di olio specchio
nutriamo assiemate
strette e larghe,
la giornata
del vuoto fatto insieme
per più non incarnare
a battito di sacrificio
ma tornare andare a essere
eleganti vegetali
di suono e profilo
che loro sì,
hanno radici.

La concuordata


Cosa fanno le ultime
gocce alle gocce?
Le gocce lente
in ritardo alla pioggia furiosa?

Quelle ultime gocce lente
al canale di foglia
fanno questo
percorrono fra me e loro
la verticale verde.

Per Leonella


Si è a fatta perdonare
la mia poesia
dalle piccole pecore
dai pidocchi
himalayani
e da quel lenzuolo
di leonessa sottile
che attraversa i mondi
alla velocità dolce
di una culla di suono?
La neve nasconde l’orma
alla parola, cuce l’attesa
e i passi cauti,
candidamente saggi
del custodire giorno a nuovo
appuntamento.


Monica Palma è nata nel 1963 a Lonigo (VI). Durante gli anni ’80 e inizio ’90, si muove fra Italia, Francia, Germania e West Africa, nel teatro di ricerca.
Dal 1994 interrotto il nomadismo, agisce la sua scrittura, intrecciandola a quella di donne visionarie, in linee di azione performativa:
Canti oltre il Pesce; Trilogia di un’ospite e oltre; Scheggia fra le due sponde; In aurem dicere; Mamma che ti passa; PLA th   PAL  ma - 11 febbraio 27 luglio 1963; Velatio: opera su appuntamento; Il sogno nella stanza di un uomo; Sotto l’isola, Julia.

Ha pubblicato le raccolte poetiche :
Con la mia sete con prefazione di Alberto Cappi  (Publi Paolini Editore, 2008);
Frankestein e dintorni con prefazione di Giulia Niccolai (LietoColle, 2011).




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