Recensione - Enrica Meloni su 'Non camminare scalzo' di Rita Pacilio - Edilet Edilazio Letteraria 2012

SCALZO DI RITA PACILIO

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Non camminare scalzo
Un annoverarsi  di  sintagmi emotivi, coscienziosi stati d’animo nel percorso dell’udibile travaglio umano.
Da Editrice Edilazio, un romanzo dall’inopinabile evocazione delle intime diatribe femminee.
di  
Enrica Meloni

Un excursus d’intrinseche e confessate circostanze esenti da ipocrite limitazioni morali. La sagacia d’una donna che priva di timori non osa occultare il subliminale d’ogni scenario esistenziale, essa lo annovera, riproponendolo nella più incorrotta e libera narrazione. Un privato esprimersi che diviene la lettura interpretativa d’ogni individuo che nella stesura riconosce eventi da lui similarmente vissuti. Un’opera, inopinabilmente incontestata, dalla quale natura elaborativa non smentisce mai l’onesto stile dell’autrice, la quale, nel titolo racchiude in primis il fulcro essenziale del testo. Non camminare scalzo di Rita Pacilio (Casa Editrice Edilazio, pp. 87, € 12,00), un accattivante ed introspettivo volto letterario della sofferenza, questa, emancipata attraverso l’eco d’uno scrivere che mai lascia indifferenti. Rita Pacilio, sociologa, mediatrice familiare e dei conflitti interpersonali. Esperta in Comunicazione strategica, si occupa di Orientamento e di Bilancio delle Competenze. Il suo curriculum artistico annovera diverse pubblicazioni precedenti, si ricordino: Luna, stelle e altri pezzi di cielo (Edizioni scientifiche italiane,2003); Tu che mi nutri di Amore Immenso (Nicola Calabria Editore,2005); Nessuno sa che l’urlo arriva al mare (Nicola Calabria Editore, 2005); Ciliegio forestiero (Lieto Colle,2006); Tra sbarre di tulipani (Lieto Colle,2008): Alle lumache di Aprile (Lieto Colle, 2010); di Ala in Ala (Lieto Colle,2010), un connubio poetico tra la Pacilio ed il poeta scrittore Claudio Moica. I suoi componimenti poetici vantano la pubblicazione in diverse Antologie di stampo nazionale, pluripremiata ai concorsi letterari. Artista poliedrica,aspetto palesemente inequivocabile date le sue doti canore e musicali, nota musicista e cantante jazz. Nel 2006 esordì con “Jazz in versi”, discografia L’Infedele (Splasch Records).
Una prosa insita a dar maggior vigore presenziando  all’interno  della dialogica del testo. Un bipartirsi narrativo tra reminiscenze riflessive ed esternazioni confidenziali, rivolte ad un lettore attento e maturo. La sessualità, appare come tematica portante, assimilabile perfettamente all’intima essenza dell’intero narrare. L’utilizzo della prima persona non è casuale bensì ammicca l’intensa curiosità del lettore, un’impostazione che travolge la lettura, lasciando che il destinatario dell’opera possa sentirsi inconsciamente parte integrante delle confessioni, eletto ascoltatore, onorario consigliere. Una penna che appunta non solo quotidianità di crescita femminile, dai tormenti di un’infante sottoposta ai deliri della perversione adulta, ai mutamenti di una fisicità che diviene appetibile coinvolgimento godurioso, un dolorifico percorso di crescita divenuto obiettivo irrinunciabile d’una mente maschia, accanita divoratrice di piaceri, silenziosamente incarnati nel dolore d’una donna attiva nei silenzi del patimento. Il simbolismo del passo scalzo è circoscritto al camminare di chi non si è esentato dal fruire della dignitosa sofferenza della protagonista, denudata del suo pianto, versato timidamente sui palmi di chi le ha teso la mano per dissetarsene. Metafora esistenziale nella quale, anonime donne scorgono il proprio vissuto. Capitoli di vita, sradicati alla quiete ed offerti  inaspettatamente alle grida del dolore. Soglie di speranza trapelano nel nefasto di alcuni episodi che rendono la narratrice forza innata di reazione spirituale. Luoghi di formazione che divengono un rude tirocinio sociale, attraverso il quale, la donna attinge sofferenza per poi tramutare quest’ultima in una veridica forza, caparbia nella sopportazione di altrettanti futuri travagli.

Visione sociologica.
Attenta è la scrupolosa presenza del contesto familiare, loco d’essenziale importanza  per la pedagogia interiore della protagonista. Diatribe tra superficialità, intorpidimento genitoriale e grida silenti d’una progenie in cerca d’una pietas mai ottenuta. Mancata tregua nei patimenti d’una “predonna”, la quale nonostante la tenera età, incarna aspetti d’adulta conoscenza. Pag.37 (… Ogni volta perdevo sangue ma non morivo. Mi picchiava nella schiena, mi tirava calci nei reni, mi diceva che ero malata e che ero la sua croce, la sua spina…). Turbolenze non desiderate ma vissute nella disgrazia d’una coercizione immeritata. Un lamento che nel “ Restituiscimi ciò che mi hai rubato! Voglio ritornare la bambina che ero” pag.43, vacilla nell’infausta peccaminosità di chi la derubò della sua innocenza. Lacrime di depauperante agonia, fisica e morale, un manifesto innalzato ad un messaggio d’aiuto che solo chi ha patito il medesimo dolore si capacita d’ascoltare. Non camminare scalzo, un confronto esistenziale tra chi mai è stato sordo alla penitenza d’una vita sviluppatasi nelle tribolazioni. Un’imposizione sessuale che ne agogna l’anima, pag.48 (…Il suo sonno andava oltre le spinte e tagliava come quella mazza dura e lunga nelle mie fessure intime, nelle mie pieghe, nella mia bocca. Lui mi tappava la bocca con quella carne dura che martellava ad intermittenza contro la gola…). Antagonismi tra una verginità negata che permea negli anni in un’innocenza ancora instancabilmente bramata, una disperata ricerca della propria onorabilità femminile, incompresa, scarsamente valorizzata anche nei periodi dell’avvenire. Fanciulla divenuta moglie e consorte, una maternità che mai ha saputo cancellare il ricordo d’un remoto, un seno che mai sgorga in un latte rifocillante, realtà unicamente indelebile agli occhi di chi piange accostandosi al suo dolore. Moglie insaziata da un amore che altrettanto scalzo, calpesta il suo spirito come un ventre pressato da un acre spasmo. Un’opera volta alla non censura della sofferenza, un gemellaggio del dolore che consola le sconosciute schiavitù anonime della società.

http://www.edilet.it/pubblicazioni.asp?action=readone&idpubblicazione=96
http://www.intervistandowebtv.it/index.php?keyword=comunicati&com=405 




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