Critica - Carlo Di Legge per 'La principessa con i baffi' e 'Il suono per obbedienza' di Rita Pacilio

Nocera Inferiore, 29.2.2016

Cara Rita, ho finito adesso di riguardare i tuoi ultimi doni … grazie per i tuoi libri … Mi ha molto incuriosito la fiaba “La principessa con i baffi”, che poi alla veloce lettura mi ha incantato e persuaso, soprattutto per l’estrema semplicità e linearità, che la rendono molto adatta ai bambini a cui è, in particolar modo, destinata.
Dal Suono per obbedienza invece mi vengono in primo piano un paio di osservazioni. 
La prima, la tua competenza nella musica e la tendenza a mettere assieme poesia e musica. Dalla lettura, sembra ovvio che non è possibile scrivere in quel modo senza intendersene degli autori e almeno di alcuni loro pezzi. … Si evince da associazioni di immediata evidenza analogica, come “La potenza della tempesta chiude/il cerchio” (35) ma, anche da numerosi sparsi riferimenti piuttosto tecnici, come, nella stessa poesia citata, “ … la mappatura è battito/bacchette analogiche mantengono/il doppio tempo e il quarto stacco …”.
Come scrive Fasoli, la tua poesia non solo si presenta “scarnificata” ovvero come pensiamo debba essere la poesia se è tale – ma anche adatta al jazz, nel senso che un certo tipo di jazz non melodico – piuttosto lo si direbbe rapsodico – pone in essere l’inaspettato, e tali, inattese, sono le “uscite” della tua poesia, molte volte come emozioni “intime o inaspettate”, quando riescono a “impedire ai versi di mutarsi prosa”.
Si tratta della dimensione semantica più che della sintassi, laddove le sequenze soggetto-verbo-oggetto o soggetto-verbo-complementi vengono di solito mantenute, mentre la dimensione dei significati tende all’esplosione: “Quel lucore lungo è un mare ovale/verniciato di profilo, nel contorno …” (18);  ovvero “ … il disamore alza il collo verso le nubi” (20) o “Ingoi l’aria nel colore del rubino/è il suicidio della camicia zingara/che ti porta gioia e tanti apostrofi” (29) o con esiti surrealisti “ … accordi/quelle pietre ripulite e taglienti/librate nell’aria, distese, scollate/dalle quattro linee in posizione/tonale.” (33); mentre la poesia Per strada mi appare più “fenomenologica” o descrittiva, forse con risonanze di epica, sebbene non certo per questo prosa.
Buone altre scritture, tanta buona poesia!

Un abbraccio. Carlo


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