"Quel grido raggrumato" di Rita Pacilio - Ed. La Vita Felice [nota di lettura]
Percorsa da una musicalità e da una ricerca della parola caratterizzante tutta l’opera dell’autrice, l’ultima silloge - occhio che scava e lama di precisione - dà voce alle vittime della violenza pubblica e privata, depravata e deprivante, spesso nascosta come segreto inconfessabile. E’ proprio quell’urlo soffocato che Pacilio fa suo: un groppo di sangue in gola che non si scioglie mai, una ferita aperta nella carne violata, l’orrore delle labbra mute e mutilate. La poesie raccolte segnano un percorso di vita-morte-resurrezione [possibile] , che scuote le coscienze addormentate di coloro che non vedono, o forse non vogliono vedere, ciò che accade nel “buio oltre la siepe”.
E’ una raccolta poetica intesa come atto sociopolitico che vuole denunciare i soprusi sessuali[…], lo sfruttamento dei corpi, soprattutto quelli dei bambini e delle donne. […]È nel corpo, nucleo identitario e vitale, che si concentrano cognizione e spiritualità, fonte di crescita e di sviluppo di ogni stimolo umano, commenta l’autrice. E la sua voce racconta, testimonia, s’innalza e s’indigna - grido e preghiera - con intelligenza empatica e poetica sempre sincera, tesa alla verità delle cose, lontana anni luce dalle ipocrisie comuni.
“Quel grido raggrumato” è libro da leggere e rileggere, col cuore e con la testa, per comprendere a fondo il lavoro che ne sta alla base, l’amore che ha guidato la mano, l’importantissimo messaggio lanciato. Non c’è via di scampo se si vuole entrare con tutti e due i piedi nella poesia. Perché la poesia è verità e bellezza, crudeltà e amarezza, esistenza che si fa canto del cigno morente, pianto dell’essere umano impotente, simbolo del nostro vivere in-cosciente. E non soltanto ne consiglio la lettura, ma vi invito all’ascolto. E’ un vortice di sensi e di senso ascoltare i versi di Rita dalla sua stessa voce - usignolo dolcissimo - che per contrasto con le tematiche trattate rende ancor più stridente l’attrito, più inquietante il fascino, più straziante il racconto. Tagli irrimediabilmente slabbrati ma che, anche per la loro forzata apertura verso l’altro, possono essere viatico di consapevolezza e di vita nuove. L’essenza della bellezza è l’equilibrio degli opposti, scriveva Tomaso D’Aquino. Ecco: qui c’è tutta la sconvolgente e tragica Armonia che la vera poesia sa creare da ciò che sanguina.
Daniela Cattani Rusich
http://poesia.lavitafelice.it/news-recensioni-daniela-cattani-rusich-per-rita-pacilio-3344.html
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