"Quel grido raggrumato" di Rita Pacilio - Ed. La Vita Felice [nota di lettura]
Insieme
a “Non camminare scalzo” e a “Gli imperfetti sono gente bizzarra”,
“Quel grido raggrumato” costituisce il terzo atto della
Trilogia dei corpi offesi
della bravissima Rita Pacilio, sociologa, cantante e poeta, vincitrice
di importanti premi a livello nazionale e internazionale.
Percorsa
da una musicalità e da una ricerca della parola caratterizzante tutta
l’opera dell’autrice, l’ultima silloge - occhio che scava e lama di
precisione - dà voce alle vittime della violenza pubblica e privata,
depravata e deprivante, spesso nascosta come segreto inconfessabile. E’
proprio quell’urlo soffocato che Pacilio fa suo: un groppo di sangue in
gola che non si scioglie mai, una ferita aperta nella carne violata,
l’orrore delle labbra mute e mutilate. La poesie raccolte segnano un
percorso di vita-morte-resurrezione [possibile] , che scuote le
coscienze addormentate di coloro che non vedono, o forse non vogliono
vedere, ciò che accade nel “buio oltre la siepe”.
E’ una
raccolta poetica intesa come atto sociopolitico che vuole denunciare i
soprusi sessuali[…], lo sfruttamento dei corpi, soprattutto quelli dei
bambini e delle donne. […]È nel corpo, nucleo identitario e vitale, che
si concentrano cognizione e spiritualità, fonte di crescita e di
sviluppo di ogni stimolo umano, commenta l’autrice. E la sua voce
racconta, testimonia, s’innalza e s’indigna - grido e preghiera - con
intelligenza empatica e poetica sempre sincera, tesa alla verità delle
cose, lontana anni luce dalle ipocrisie comuni.
“Quel grido
raggrumato” è libro da leggere e rileggere, col cuore e con la testa,
per comprendere a fondo il lavoro che ne sta alla base, l’amore che ha
guidato la mano, l’importantissimo messaggio lanciato. Non c’è via di
scampo se si vuole entrare con tutti e due i piedi nella poesia.
Perché la poesia è verità e bellezza, crudeltà e amarezza, esistenza che
si fa canto del cigno morente, pianto dell’essere umano impotente,
simbolo del nostro vivere in-cosciente. E non soltanto ne consiglio la
lettura, ma vi invito all’ascolto. E’ un vortice di sensi e di senso
ascoltare i versi di Rita dalla sua stessa voce - usignolo dolcissimo -
che per contrasto con le tematiche trattate rende ancor più stridente
l’attrito, più inquietante il fascino, più straziante il racconto. Tagli
irrimediabilmente slabbrati ma che, anche per la loro forzata apertura
verso l’altro, possono essere viatico di consapevolezza e di vita nuove.
L’essenza della bellezza è l’equilibrio degli opposti,
scriveva Tomaso D’Aquino. Ecco: qui c’è tutta la sconvolgente e tragica
Armonia che la vera poesia sa creare da ciò che sanguina.
Daniela Cattani Rusich
http://poesia.lavitafelice.it/news-recensioni-daniela-cattani-rusich-per-rita-pacilio-3344.html