Nelle pagine della cultura del nostro giornale
non potevamo non parlare di tre interessanti
opere letterarie scritte dalla sannita Rita Pacilio.
Sociologo, Mediatore familiare e dei conflitti
interpersonali, la Pacilio è una poetessa, Scrit-
trice, Collaboratrice editoriale Vocal jazz, ha
recentemente scritto tre poemi interessanti contro
ogni tipo di violenza.
La prima opera della trilogia che andremo
ad analizzare si intitola “Non camminare scalzo”
edito da Edilet Edilazio Letteraria.
Non camminare scalzo è l’incontro con la
sofferenza propria e dell’altro. Lo sguardo è
centralizzato sullo spazio interno del proprio
vissuto e la dimensione parola poetica permette
di esprimere il senso di alcuni momenti della
vita come esigenza di mettere a fuoco meccani-
smi interlocutori, seppur intimistici, per portare
a nuove vie di unione concrete e sociali. L’altro
diventa l’allarme di una comunicazione difficile
con se stessi o che non avviene più .
La seconda opera è intitolata ‘Gli imperfetti
sono gente bizzarra’, edita da LVF.
Poche opere di poesia mi hanno colpito
recentemente come questa raccolta di Rita Pa-
cilio. Un dolente e splendente diario, persona-
lissimo, dove la forza dei versi fila, tesse e spacca
la mormorazione in cui pure restano raccolti,
pronunciati da quel luogo inespugnabile che è
lo spazio dell’essere sorella. [...] Il libro è visio-
nario e intimo, ma in forza di una speciale qualità
di composizione e di concentrazione, evita tutti
i rischi che si incontrano in un corpo a corpo
così stretto con l’abisso. [...] la voce di Rita
Pacilio viene da un luogo intimo e indifeso. La
poesia-sorella non osserva, è una destinazione
comune, un luogo carne sangue comuni e indi-
visibili. Un amore che è conoscenza. L’osserva-
tore è in un luogo altro rispetto al gorgo, alla
pena, la sorella no. La sorella, lei sola conosce.
[...] Tutto il viaggio all’inferno, questa dura
traversata, dove i versi sono d’una bellezza
sfiancate e maestosa, hanno un centro di dia-
mante, castissimo e brillante: «Ho parlato al tuo
corpo fraterno».
Davide Rondoni ha scritto: “Pacilio mostra
in questo testo una qualità di misura e di potenza
emblematica che la accosta ad alcune voci della
migliore poesia italiana. Se dunque si vorrà
cercare un altro gruppo di pagine a cui accostare
queste, per luminosa impenetrabilità, per rispet-
tosa forza e arrendevolezza, si dovranno aprire
le lettere di Paul Claudel alla sorella Camille.
Anche là bruciava inintelligibile una fraternità
scossa, devastata e pur incrollabile”.
L’ultimo testo che appartiene al trittico della
Pacilio si intitola ‘Quel grido raggrumato’ edito
da La Vita Felice. La raccolta, che segue Non
camminare scalzo e Gli imperfetti sono gente
bizzarra, chiude una trilogia sull’inquietante e
doloroso cammino attraverso i temi dell’emar-
ginazione. Il volume si presenta come un ma-
nuale del sopruso, contro chi ambisce variamente
manovrare il corpo delle donne e dei fanciulli.
Ovvero un trattato, balisticamente in versi, dove
viene differenziato il mammifero maschio (e
talvolta femmina) che la suddetta opera scellerata
compie per piacere, lucro, lavoro, biologia,
vendita carnale. Il corpo poetico, in questo libro,
ricerca, enuncia e precipita, in modo finanche
notarile, la pratica maneggiona di coloro che si
condannano per un realismo moralmente e so-
cialmente insignificante.
Rita Pacilio, attraverso
la poesia, nomina l’innominabile nella prospet-
tiva dell’educazione, della rinascita, della rico-
struzionehttps://www.dropbox.com/s/t4rqb5iybmt0ytc/agora-numero3-mar2014.pdf
http://poesia.lavitafelice.it/news-recensioni-agora-anno-i-n3-marzo-14-per-la-trilogia-dei-corpi-offesi-di-rita-pacilio-2508.html
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