Recensioni - Rita Pacilio su 'L'appropriato governo del fuoco' (LVF, 2012) di Alessandra Palmigiano

L’appropriato governo del fuoco
 Alessandra Palmigiano La Vita Felice 2012
Commento di Rita Pacilio


L’appropriato governo del fuoco di Alessandra Palmigiano (La Vita Felice 2012) non è un libro pensato, strutturato e agito con il deliberato scopo di misurarsi con la poesia di oggi e la sua ambiguità fonetica e di senso. La Palmigiano sembra trascurare il mistero del tempo e dello spazio per posizionare la sua richiesta ai lettori apprendisti e colti, a voce alta, di ripercorrere le alterazioni dei temi emozionali che simboleggiano i misteri poco lucidi della coscienza. Il confine tra ciò che è percepibile e ciò che resta insondabile è sottilissimo: l’esperienza orizzontale e verticale della comunicazione utilizza raffinate metonimie come strumenti adeguati per vedere gli innumerevoli segni simultanei del dire e del fare. Questo atto creativo attesta la sua credenza nella potenza e nella trasferibilità della poesia in altra lingua: è infatti partendo da una lingua straniera che la Parola, non essendo più trasposizione, si rivela a se stessa (Delfina Provenzali). La fusione tra la narrazione poetica e la forma linguistica si concentra su un’immagine sola, unica, constatando la collisione tra la voce di chi scrive, intima, disincantata e attenta ad un’analisi scaltra dell’animo umano e ciò che viene dal coro distratto della società spesso inaccettabile. La Palmigiano avvia una pratica che scarnifica le cose eliminando il superfluo e ciò che è transitorio. La finalità è misurarsi con un’esistenza in cui si annida l’autenticità e l’essenza del destino scorgendone il brusio e la forza del fuoco come contenuto e motore interiore dell’amore cosmico. La mortificazione e la tendenza a contenere il corpus del sentimento amoroso, non consumato nella carne, ci permette di spostarci sull’interiorità diacronica del linguaggio che a volte stride con l’animismo della radice dinamica della fisicità carnale. L’io lirico sembra guardare con smarrimento temporale l’ego nostalgico, segreto e spesso amorale dai toni impulsivi e taglienti che desidera il suo Oggetto del Desiderio (Luigi Cannillo, prefazione) esterno: quel tu che sa rigettare indietro, come specchio riflesso, e in modo compulsivo e circolare, l’orbitante visione della vita.


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