https://liminamundi.wordpress.com/2019/09/30/intervista-a-rita-pacilio-la-venatura-della-viola/?fbclid=IwAR0LATUoG3ZTBtHNtg7gr8qgyISI-zqroN4oJzGpxukhZT4NKANi7VfA_hg
Questa intervista appartiene ad un’iniziativa del blog Limina mundi che intende dedicare la propria attenzione alle pubblicazioni letterarie (romanzi, racconti, sillogi, saggi ecc.) recenti, siano esse state oggetto o meno di segnalazione alla redazione stessa. Ciò con l’intento di favorire la conoscenza dell’offerta del mercato letterario attuale e degli autori delle pubblicazioni.
La Redazione ringrazia Rita Pacilio, per aver accettato di rispondere ad alcune domande sulla sua opera: La venatura della viola, Giuliano Ladolfi Editore, ottobre 2019
1.
Ricordi
quando e in che modo è nato il tuo amore per la scrittura?
Certo, avevo nove anni. Era il
1973, l’8 marzo, quando morì mio padre. Era l’anno in cui avrei dovuto ricevere
la Prima Comunione, una festa che desideravo molto e che fu rimandata per il
grave lutto. Alla morte di mio padre è legato tutto il mio inizio artistico.
Lui avrebbe voluto diventassi una cantante/musicista per le mie spiccate doti
musicali, ma la sua scomparsa mise in ginocchio l’economia della famiglia e non
mi fu più possibile proseguire gli studi con la Maestra Mariele Ventre che mi seguiva
per il Coro Antoniano di Bologna. Fu l’anno in cui ho ricevuto innumerevoli
libri, sia dalle Maestre delle scuole elementari, sia dai miei compagni di
classe. I libri divennero la mia consolazione, il rifugio, il nuovo mondo che
mi aspettava. Cuore, I ragazzi della via Pal, La vita di San Francesco, Piccole donne, La Bibbia per bambini furono le prime letture. Nella biblioteca di
casa fanno da capofila a tutto ciò che è venuto dopo. Quindi, la mia scrittura,
nasce proprio da lì, dalla lettura. Scrivere, per me, è stata una conseguenza
semplice e naturale. I miei quaderni preferiti, che custodisco gelosamente, sono
quelli in cui appuntavo versi acerbi, pensieri, confessioni e riflessioni.
Quegli anni terribili e dolorosi li ricordo addolciti dalla parola.
2.
Quali
sono i tuoi riferimenti letterari? Quali scrittori italiani o stranieri ti
hanno influenzato maggiormente o senti più vicini al tuo modo di vedere la vita
e l’arte?
Amo
leggere e rileggere Cesare Pavese, Dino Campana, Dante Alighieri, Pascal,
Alfonso Gatto, Giuseppe Ungaretti, Rainer Maria Rilke, Celan, Giacomo Leopardi,
i poeti greci, Anne Sexton, Baudelaire … mi fermo? A questo punto potrei dire
che abbia ricevuto l’influenza di molti. Ho letto anche tanto di Musica e ciò
ha contribuito a farmi soffermare sul ritmo e sull’armonia del verso.
3.
Come
nasce la tua scrittura? Che importanza hanno la componente autobiografica e
l’osservazione della realtà circostante? Quale rapporto hai con i luoghi dove
sei nato o in cui vivi e quanto “entrano” nell’opera?
Tutto
ciò che sono diventata, è in stretta relazione con le mie origini culturali e
territoriali che, sicuramente, hanno dato una forte connotazione alla mia
scrittura. Vivo tra le colline sannite che adoro e che mi commuovono ogni
giorno. La vita qui, economicamente, è complicata come per tante realtà
meridionali; forse è per questo che le problematiche sociali del mio territorio
diventano, molto spesso, lo scenario della mia scrittura.
4.
Ci
parli della tua pubblicazione?
Credo
di poter riassumere in poche battute lo scopo del mio libro. È una
dichiarazione poetica di resistenza alla rovina del mondo, alla morte della
natura, alla crisi dei valori umani. Mi devasta la superficialità e l’incuria.
La soluzione che prevedo è ritornare a dare importanza alle piccole cose, a
tutto ciò che, purtroppo, diamo per scontato e che non riusciamo più a vedere.
Ho scelto un piccolo fiore come metafora, la violetta. Il mio è sicuramente un
messaggio d’amore per i miei figli, una testimonianza di ripristino delle
coscienze e degli entusiasmi soffocati, troppo spesso, dalla tristezza e
dall’egoismo.
5.
Pensi
che sia necessaria o utile nel panorama letterario attuale e perché?
Ogni
volta che pubblico un libro mi pongo lo stesso quesito: con il mio lavoro
aggiungo qualcosa alla Letteratura?
A volte so rispondere, altre volte non ci
riesco.
6.
Quando
e in che modo è scoccata la scintilla che ti ha spinto a creare l’opera?
Sono
stata sempre convinta che non ci sia mai un vero motivo che spinge un autore a
scrivere, perché ci sono mille spunti che animano un libro. A volte negli
scritti precedenti c’è qualcosa di non svelato completamente, proprio come un
ulteriore embrione a cui dare nutrimento. Ecco cosa mi spinge a continuare a
scrivere: il desiderio di dire ancora, in altro modo, cose anche già sussurrate
in antecedenti poesie soffermandomi sullo sviluppo dell’essere umano, sulla sua
evoluzione nel tempo, sul mutamento della natura. Concentrata sulla realtà mi
dedico alle sue nervature che cerco di raccontare in maniera visionaria. Sicuramente,
le recenti notizie scientifiche riguardo allo scioglimento dei ghiacciai, alla
devastazione in Amazzonia e all’alterazione climatica del Pianeta, mi ha posto
di fronte all’urgenza di esprimermi. La
venatura della viola posso considerarla come la mia risposta ai disastri
ambientali, culturali, intimi e sociali; un tentativo di cercare l’unica via
possibile per la salvezza del genere umano. Tornare indietro, dunque, alle cose
più piccole per amarle nuovamente, quale un fiore, ripristinandone il senso più
profondo e interrogandomi continuamente sul perché ci stiamo autodistruggendo.
7.
Come l'hai scritta? Di getto come Pessoa
che nella sua “giornata trionfale” scrisse 30 componimenti di seguito senza interrompersi
oppure a poco a poco? E poi con sistematicità, ad orari prestabiliti oppure
quando potevi o durante la notte, sacra per l'ispirazione?
Alcune
poesie contenute nel libro sono già uscite sui siti di settore negli anni
passati. Ne La venatura della viola, sicuramente, questi testi hanno subito trasformazioni,
sono cambiati in certi passaggi. Quindi, il libro contiene anche un percorso
meditato nel tempo. Solo successivamente, quando sono di fronte al computer,
(confesso che scrivo sulla carta e con la penna, come facevo trenta anni fa)
per dare corpo e consequenzialità al discorso poetico, mi ritrovo nella
condizione di architettarne la struttura. Questa fase di lavoro posso
considerarla temporalmente attuale. Ci vuole cura, pazienza, caos e silenzio
per scrivere una poesia. Ho bisogno di viaggiare, stare con la gente, nutrirmi
di natura e di piccole cose. Ho necessità di osservare tutto, leggere, ascoltare
ed empatizzare con il ciclone della vita. Così arriva la fase dell’elaborazione
del pensiero che si tramuta in parola scritta, da annunciare e da rivelare. Non
posso negare che in alcune giornate ho scritto più testi che ho lasciato poi
‘posare’ come si fa con l’olio o il vino e che ho ‘rivisto’, a distanza di
tempo, con severità e rigore. Non ho orari, né luoghi predefiniti per produrre
un pensiero poetico. A volte al mercato, altre volte mentre sono in treno, al
mare, in montagna o al lavoro. Per metterlo su carta, invece, ho bisogno della
mia scrivania, della musica, dei libri intorno che non smettono mai di
guardarmi, soprattutto, della mia cagnolina che ama starmi vicina quando sono
seduta qui.
8. La
copertina. Chi, come, quando e perché?
La collana Perle
di Giuliano Ladolfi ha già un suo stile grafico che da anni seguo e
apprezzo. L’Editore è stato aperto e gentile; infatti, mi ha anche chiesto se
avessi voluto una immagine sulla copertina, ma perseguo l’essenzialità, anche
nella veste grafica di un mio lavoro. Sono soddisfatta.
9.
Come
hai trovato un Editore?
Conosco quasi tutti gli Editori italiani, soprattutto
perché ho letto parte dei loro cataloghi seguendo alcuni autori da anni. Li
conosco e molti li apprezzo, per il lavoro certosino e coraggioso, anche se non
li ho mai incontrati di persona. All’inizio di settembre, ero in dialogo
virtuale con Eleonora Rimolo, giovane poeta salernitana, a cui confidavo lo
sconforto e l’amarezza di alcuni ambienti poetici e dell’andamento delle scelte
editoriali a meri fini commerciali e di visibilità. Da tempo mi guardavo
intorno e ho meditato molto. Non aderendo a nessuna corrente o canone e non
facendo parte di nessun ambito poetico (scuole o gruppi) sono arrivata alla
conclusione di scegliere un Editore che non fosse interessato al successo, ma
alla poesia. È stata Eleonora a indicarmi
Giuliano Ladolfi descrivendolo serio e rigoroso e, dal punto di vista umano, come persona,
sincera e gentile. In qualità di Editore ne avevo conoscenza da anni, ma leggere
le parole di Eleonora, ‘è un uomo di altri tempi’, mi ha aperto un grande
spiraglio per la nascita di una sana e fattiva collaborazione. È stata lei
stessa a presentarmi a Ladolfi. Subito è nata l’idea del progetto e ci siamo
messi al lavoro. Sono molto contenta di aver preferito il rigore alla ipocrisia
dei major dell’Editoria italiana.
10.
A quale
pubblico pensi sia rivolta la pubblicazione?
A tutti. Vorrei parlasse veramente a
chiunque.
11. In che modo stai promuovendo il tuo libro?
Mi viene subito in mente
fb e tutte le piattaforme social, ma, in realtà, come per gli altri libri, la
promozione in cui credo e che pratico è quella dell’invio del mio libro a
critici, poeti e giornalisti stimati che vorrei prestassero cura e attenzione
alle mie parole. Anche l’Editore farà la sua parte.
12.
Qual è il passo
della tua pubblicazione che ritieni più riuscito o a cui sei più legato e
perché? (N.B. riportarlo virgolettato nel testo della risposta, anche se lungo,
è necessario alla comprensione della stessa)
Sono legata a ogni parola, nessuna esclusa. Qui riporto
la Lettera al lettore che apre il
libro:
Ne La venatura della
viola maneggio la parola poetica per trovare la strada possibile da percorrere
quando non ci si arrende all’incuria, all’abbandono, all’assenza, alla miseria
umana. Per resistere e oppormi alle brutture della vita ho cercato la risposta
nella semplicità e nella dolcezza di un piccolo fiore. Ho scelto la viola,
spesso colta e custodita nel libro preferito o nel diario come un pensiero
d’amore o, addirittura, per fermare un ricordo. La violetta, le viole a
ciocche, la viola del pensiero mostrano a tutti la bellezza del colore, a volte
il profumo portando in seno, metaforicamente, il ciclo vitale dell’esistenza.
Ambire al succo del vero mi educa e mi spinge a sentire le creature tutte come
un dono che non voglio dare per scontato. Amo la gentilezza e la calma accesa
della viola, quella lentezza che mi permette di soffermarmi con garbo sui
particolari, sui dettagli incustoditi. Non voglio perdere niente. Il bisogno di
toccare continuamente la terra e i suoi figli mi pone in una posizione
privilegiata. Mi rasserena. Abbiate cura di queste poesie e ringrazio le
violette, una delle tante bellezze del Creato. Vi prego, usiamo buone maniere e
tenerezza quando siamo di fronte a un albero, accarezziamolo. Accogliamo il
mondo fatto di persone, cani, uccelli e il mare. Siamo gentili e facciamoci
ingranaggi universali d’amore. Fermiamoci presso la foce di un fiume,
ascoltiamo l’acqua. Diamo un bacio in più al mattino e alla sera. Gioiamo dei
silenzi pieni e gonfiamoci continuamente gli occhi quando guardiamo le stelle.
Rita Pacilio
13.
Che aspettative hai in riferimento a
quest’opera?
Tante, tantissime, ma, come sempre, mi
rimetto al parere dei lettori.
14.
Una domanda che faresti a te stesso su questo tuo
lavoro e che a nessuno è venuto in mente di farti?
Qual
è la tua paura più grande?
15.Quali sono i tuoi progetti letterari
futuri? Hai già in lavorazione una nuova opera e di che tratta? Puoi
anticiparci qualcosa?
Sto
lavorando a due saggi e al mio primo romanzo. Non dico altro per pudore e scaramanzia.
Rita
Pacilio (Benevento 1963) è
poeta, scrittrice, collaboratrice editoriale, sociologa, mediatrice familiare,
si occupa di poesia, di critica letteraria, di metateatro, di saggistica, di
letteratura per l’infanzia e di vocal jazz. Curatrice di lavori antologici,
editing, lettura/valutazione testi poetici e brevi saggi, dirige per La Vita
Felice la sezione ‘Opera prima’. Direttrice del marchio
Editoriale RPlibri è Presidente dell’Associazione Arte e Saperi. Ha ideato e
coordina il Festival della Poesia nella
Cortesia di San Giorgio del Sannio.
Sue
recenti pubblicazioni di poesia: Gli imperfetti sono gente bizzarra (La
Vita Felice 2012) risultato vincitore di numerosi Premi, tra cui Laurentum
2013, è stato tradotto in francese Les imparfaits sont des gens
bizarres, (L’Harmattan, 2016 Traduction en français par Giovanni
Dotoli et Françoise Lenoir) e per Uet Tunisi la traduzione in lingua araba (a
cura del Prof. Othman Ben Taleb), Quel
grido raggrumato (La Vita Felice 2014), Il suono per
obbedienza – poesie sul jazz (Marco Saya Edizioni 2015), Prima
di andare (La Vita Felice, 2016). Per la narrativa: Non
camminare scalzo (Edilet Edilazio Letteraria, 2011); L’amore casomai – racconti in prosa
poetica (la Vita Felice, 2018).
Per la
letteratura per l’infanzia: La principessa con i baffi, fiabe (Scuderi Edizioni, 2015);
Cantami una filastrocca, quaderno
operativo per la Scuola dell’Infanzia (RPlibri, 2018); La
favola dell’Abete, storia per la magia del Natale (RPlibri 2018).
È
stata tradotta in greco, in romeno, in francese, in arabo, in inglese, in
spagnolo, in catalano, in georgiano, in napoletano. A ottobre 2019 la recente
pubblicazione di poesia La venatura della
viola (Ladolfi Editore).